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APPROFONDIMENTI

Le nuove frontiere dell’integrazione regionale

17/12/2004

Le nuove frontiere dell’integrazione regionale

Negli ultimi anni, due sembrano essere le strategie attraverso le quali sono gestite le relazioni internazionali: da una parte abbiamo un approccio più tradizionale, che potremmo definire ultra realista, ben rappresentato dagli USA di George W. Bush: tale visione consiste nello stipulare rapporti bilaterali. Numerosi sono gli esempi: i trattati bilaterali firmati tra USA e altri Stati sulla non efficacia del TPI, o la stesso intervento in Iraq ad opera di una coalizione. Senza voler entrare nello specifico, possiamo dire che questo tipo di approccio è caratterizzato dall’assenza di un progetto a lungo termine, si occupa delle problematiche di oggi cercando di eliminarne gli effetti e non le cause. Secondo questa logica, se il problema si riproporrà in futuro, basterà cercare nuove alleanze, nuovi accordi bilaterali. Non pensiamo sia la giusta via da seguire.
L’altro approccio riprende l’esempio dell’integrazione europea che ha saputo garantire ai Paesi del vecchio continente che scelsero la strada dell’unificazione, la pace interna, lo sviluppo economico e la stabilità monetaria (con l’euro). Sulla scia di quest’esempio, sono molte le integrazioni regionali che, soprattutto dagli anni ’90, sono nate o hanno conosciuto una nuova fase: qual’è l’obiettivo ultimo di questo progetto? La riforma democratica dell’ONU che si potrebbe trasformare in un’ipotetica federazione mondiale .
Tra le nuove forme di cooperazione regionale, l’Unione Africana e il Mercosur costituiscono gli esempi più affascinanti e destinati a ricoprire un ruolo sempre più decisivo nelle vicende sia del continente d’appartenenza, sia all’interno dei processi politici mondiali.
L’Unione Africana è composta da 53 Stati ed ha la sua sede ad Addis-Abéba; è nata nel settembre del 1999 sulle ceneri della vecchia Organizzazione dell’Unità Africana; gli scopi dell’UA sono, secondo l’atto istitutivo firmato a Syrte, “realizzare una più grande unità e solidarietà tra i paesi africani e tra i popoli d’Africa; difendere la sovranità, l’integrità territoriale e l’indipendenza dei suoi Stati membri; accelerare l’integrazione politica e socio-economica del continente; favorire la cooperazione internazionale; promuovere la pace, la sicurezza e la stabilità sul continente; promuovere i principi e le istituzioni democratiche, la partecipazione popolare e il ‘buon governo’; promuovere e proteggere i diritti dell’uomo e dei popoli in conformità con la Carta africana dei diritti dell’uomo.
L’architettura istituzionale dell’UA fa perno sulla Conference dell’Union, l’organo supremo, composta dai Capi di Stato e di governo dei Paesi membri; le sue decisioni sono prese o per consenso o ai 2/3 e, tra le tante, riguardano: definizione delle politiche comuni; Esamina le domande di adesione; Assicura e vigila sull’implementazione delle politiche e delle decisioni; Adotta il bilancio; Nomina la Commission e i giudici della corte di Giustizia”. L’organo incaricato di effettuare le proposte legislative è il Conseil Exécutif composto dai Ministri degli Esteri o da quelli competenti in materia : potremmo paragonarlo ad una sintesi tra Commissione Europea e Consiglio dei Ministri.
Per brevità di sintesi non ci possiamo soffermare sugli altri organi che completano il quadro istituzionale della nuova unità africana , ma non possiamo non accennare all’evento del 18 marzo 2004, quando entrerà in funzione il Parlamento Panafricano che sarà eletto a suffragio universale e, secondo il protocollo annesso all’Atto istitutivo, avrà anche poteri legislativi e di controllo verso tutti gli altri organi dell’Unione.
Purtroppo siamo già costretti ad avviarci alla conclusione. E’ indubbiamente vero che nonostante le potenzialità contenute nell’Atto istitutivo, le reali possibilità d’azione dell’UA oggi sono molto modeste, ma due fattori ci inducono a sperare per il meglio: da una parte, l’Africa manca di quel retaggio plurisecolare degli Stati nazioni che ha intralciato e intralcia tutt’ora il processo di integrazione europea, quindi la sua classe politica dovrebbe essere più disponibile alle cessioni di sovranità. L’altro fattore, strettamente correlato al primo, è che comunque i Trattati danno ottime possibilità d’azione per il futuro, occorrerà attendere le persone che le utilizzeranno: gli Spinelli, i Monnet africani staranno già affilando le proprie armi pronti alla battaglia per un’ Africa libera dai vincoli esterni, forte e unita.

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1) Ad esempio il Consiglio di Sicurezza potrebbe essere costituito dai rappresentanti delle varie organizzazioni regionali, mentre l’Assemblea Generale si costituirebbe in Parlamento Mondiale.
Mercato del Sud, è costituito da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay.
2) Il Consiglio si divide in vari “portafogli”: Alimentazione, agricoltura, risorse animali; Protezione dell’ambiente, azione umanitaria e reazione in caso di catastrofi; Educazione sanità e valorizzazione delle risorse umane; Sicurezza sociale e elaborazione delle politiche di protezione delle madri e dei bambini. Oltre a queste vi sono le materie più tradizionali come Commercio estero, trasporti e comunicazioni, scienza e tecnologia.
3) Tali organi sono: la Commission, ovvero il segretariato dell’Unione, la Corte di Giustizia, la Banca centrale, il Fondo Monetario Africano, il consiglio Economico-Sociale- culturale, il Comitato dei rappresentanti permanenti.


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