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APPROFONDIMENTI

Valori e/o regole di condotta

27/07/2016

A conclusione di alcuni miei lavori connessi alla discussione della dissertazione di laurea mi è posto il quesito delle relazioni e delle differenze esistenti in ambito economico (ma non solo) tra Valori e Regole di Condotta.


Si è di fronte ad argomenti di elevata complessità e in questa sede mi limito a riportare alcune brevi riflessioni di carattere generale. Più precisamente il punto centrale della mia riflessione tende a verificare la prevalenza dei valori sulle norme di condotta. Tale verifica mi ha condotto a proporre una mia interpretazione, spero non troppo pedante, della natura dei rapporti che intercorrono tra etica ed economia, intese soprattutto come discipline ovvero come prospettiva per l'interpretazione dei comportamenti dell'uomo.

In argomento, un filone di letteratura assai consolidato conclude la propria posizione ritenendo che:

• i comportamenti morali non realizzano l'interesse generale;
• quest'ultimo si determina soltanto attraverso un'azione individuale che non sia consapevolmente orientata verso di esso;
• in concreto, si perviene ad un equilibrio naturale tra interesse particolare e generale.

Questa incompatibilità consegue al fatto che l'uomo è un soggetto sostanzialmente egoista e la conciliazione con l'interesse collettivo risulta assai ardua da realizzare.

Rispetto alle norme morali/etiche, in genere, la violazione di regole di condotta ci espone a conseguenze negative, di reputazione o materiali. Ma è altresì oggettivamente inconfutabile che un comportamento non è morale, ancorché conforme alle norme, se a determinarlo è stata la prospettiva di evitare conseguenze negative. Perché il comportamento sia proprio, perché la norma sia rispettata come deve esserlo, bisogna che ci sottoponiamo a essa non per sottrarsi ad un risultato negativo, ma semplicemente perché dobbiamo, o meglio, vogliamo farlo, a prescindere dalle conseguenze che la nostra condotta può determinare. Occorre obbedire alla regola morale e quindi al Valore per rispetto verso la stessa, e soltanto per questo.

Ecco perché è necessario che prevalgano i valori sulle regole di condotta perché soltanto così è possibile costruire e dare continuità ad una società e ad un'economia solida ed eticamente irreprensibile.

Cosa fare?

Considerata la situazione di partenza, per ridare un ruolo morale all'economia occorre introdurre delle correzioni sia a livello di sistema economico che di sistema educativo.

Per quanto riguarda l'intervento sul sistema economico, in determinate condizioni, può essere utile una riduzione dello spazio di autonomia del mercato. Ridando centralità alla politica economica e consentendo lo sviluppo di quei soggetti (cooperazione e terzo settore) che, pur operando sul mercato, non esauriscono le proprie finalità nella massimizzazione del profitto e nell'accumulazione del capitale, ma si riconoscono finalità rilevanti di promozione sociale.

Riaffermando da un lato il controllo democratico della società civile su variabili oggi prevalentemente determinate dal mercato, si può tentare di ristabilire un equilibrio più equo nei rapporti sociali ed economici.

Per quanto riguarda il sistema educativo, esso condivide con altre discipline il problema del distacco tra la realtà complessa e gli strumenti incompleti con i quali tale realtà viene investigata e interpretata. La divisionalizzazione, la compartimentazione, l'atomizzazione del sapere rendono infatti incapaci di comprendere in un tutto i suoi elementi, e così facendo atrofizzano la conoscenza e la consapevolezza della solidarietà. Conducono la persona in un circuito "chiuso" e con ciò tendono a circoscrivere strettamente la sua responsabilità, quindi a limitare la sua coscienza della responsabilità che sgretola l'etica alle sue fonti, che sono proprio la solidarietà e la responsabilità. L'incapacità di concepire il tutto, di legarsi al tutto, desolidarizza e deresponsabilizza.

Vi sono quindi ovvie implicazioni anche per il sistema educativo: il nostro sistema di educazione dovrebbe essere riformato, passando da una separazione dei saperi all'adozione di un approccio interdisciplinare, dove siano favorite le retroattività da e verso di ogni disciplina sulle altre, fino a pervenire ad una cognizione unificata della realtà.
Ritengo siano questi i primi correttivi da apportare per giungere ad un rapporto solido e stabile tra etica ed economia.


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