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I fondi pensione

Cautele da seguire nella fase di erogazione della rendita

Proseguendo nella lettura unitaria dei fenomeni demografici e finanziari, la politica demografica di un fondo pensione riguarda le scelte connesse al “come” erogare la rendita. Tali scelte normalmente sono relative alle convenzioni tra il fondo pensione e le compagnie di assicurazione prescelte per gestire la fase d’erogazione. Naturalmente, laddove il fondo o la cassa di previdenza intenda gestire il tema in proprio, o già chiamata a farlo, la scelta delle politiche di erogazione ha un’influenza molto rilevante sulla stabilità futura del bilancio.
Si ha il diritto di percepire la prestazione della previdenza complementare quando si può ottenere la pensione pubblica.
Le prestazioni pensionistiche della previdenza complementare possono essere erogate in capitale, fino ad un massimo del 50% del montante finale accumulato, e sotto forma di rendita vitalizia oppure possono essere percepite interamente sotto forma di capitale dai lavoratori che risultano essere iscritti entro il 28/4/93 ad un fondo pensione preesistente, istituito alla data del 23 ottobre 1992.
Oppure le prestazioni pensionistiche possono essere erogate in forma di rendita vitalizia. Si dice vitalizia perché viene pagata fin tanto che il beneficiario della rendita è in vita.
Chi riceve il capitale stabilisce l’importo della rendita che pagherà in base alle sue aspettative, essenzialmente il rendimento che potrà ottenere investendo il capitale ricevuto e soprattutto, il numero degli anni nei quali verosimilmente dovrà versare la rendita. Quest’ultima stima è basata sulla speranza di vita, ossia il numero di anni che mediamente un individuo di sesso maschile o femminile vivrà a partire da una certa età.
Esempio: se l’aspettativa di vita di un individuo maschio di 65 anni è di 17 anni, il capitale ricevuto dovrebbe essere restituito sotto forma di rendita annua in una misura non superiore a 1/17 ossia ogni anno dovrebbe essere corrisposto un importo pari al 5,88% del capitale iniziale. Su chi eroga la rendita ricade così un rischio, il rischio demografico: se le sue aspettative di vita sono errate, ossia se il beneficiario della rendita vive più a lungo di quanto ipotizzato, sarà costretto a pagare una rendita a fronte di un capitale inizialmente conferito ormai esaurito; d’altro canto, se il beneficiario viene a mancare prima degli 82 anni ipotizzati nell’esempio, incamererà il capitale residuo.
Per determinare l’importo della rendita vitalizia il capitale maturato viene moltiplicato per un coefficiente, detto coefficiente di conversione in rendita, calcolato sulla base delle stime delle aspettative di vita alle diverse età. Questo coefficiente può essere rivisto o modificato prima che la prestazione venga erogata.
L’importo iniziale della rendita viene rivalutato ogni anno in base al rendimento che la compagnia assicurativa o la sgr realizza investendo il capitale che gli è stato conferito sui mercati obbligazionari o monetari.

Questo brano è tratto dalla tesi:

I fondi pensione

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Informazioni tesi

  Autore: Martina Bernardelle
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Verona
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia del Commercio Internazionale
  Relatore: Giuseppina chesini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 99

FAQ

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