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“De exorcizandis obsessis a demonio”: riflessioni antropologiche su teorie e metodi nel trattamento dei posseduti nella Chiesa Cattolica

La tesi ha per oggetto il fenomeno della possessione diabolica, così come viene concepita e rielaborata dal rituale cattolico dell'esorcismo. Il taglio antropologico del lavoro mette in relazione i presupposti, le procedure e gli obiettivi dell'esorcismo con i riti di possessione praticati in aree extra-europee (soprattutto Africa, aree caraibiche e Brasile). La varietà delle funzioni e degli aspetti contenuti nei riti di possessione (teatrale, sociale, terapeutico, ecc.) si ritrovano, più o meno attenuati, nell'esorcismo cattolico. Testi di esorcisti e di laici direttamente impegnati, interviste a medici e resoconti di sedute esorcistiche delineano nel particolare la fisionomia e la struttura del rito. Si tratta di una messa in scena "terribilmente seria", un vero e proprio dramma mitico-rituale istituito dai due attori, l'esorcista e il posseduto, e strutturato secondo una serie di fasi predefinite: il sacerdote induce la crisi nel paziente e la controlla, secondo i modelli sanciti dalla teologia; il posseduto assumerà il ruolo "diabolico" che il sacerdote si aspetta, i cui caratteri e comportamenti sono anch'essi fissati dalla tradizione cattolica. Infine, l'esorcista dispiega atti, preghiere e gesti simbolici per permettere al paziente di riappropriarsi del sé, distaccandosi dal ruolo, e quindi, di liberarsi. Tuttavia, la guarigione richiede, spesso, cicli di più sedute ed è, in ogni caso, condizionata a un cambiamento generale dello stile di vita: un rinnovamento fondato sui valori cristiani e sulla partecipazione a gruppi di preghiera, il cui fine è preservare l'anima da possibili futuri attacchi del Male. In realtà, è proprio la fase finale del rito esorcistico a porlo in antitesi con i rituali di possessione studiati dagli antropologi. Laddove il primo ammette la sola possessione malefica, i riti africani, afroamericani o caraibici prevedono l'invasamento da parte di entità di varia natura, quasi sempre da ingraziare o addomesticare, per trarre da essi un potere e dei benefici altrimenti impensabili.

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1 PRESENTAZIONE Gli studi antropologici sulla possessione hanno offerto un’interpretazione del fenomeno che ne chiarisce anzitutto la sua realtà di istituto culturale, comprensibile cioè nella misura in cui mantiene la relazione con il contesto che gli appartiene e all’interno del quale si esplica: un sistema di credenze e di rituali socialmente condivisi. La possessione può essere considerata come un modo culturale, fra gli altri, di intendere le relazioni tra individuo, società e mondo soprannaturale. Si presenta come «un’occupazione dello spirito o della presenza vitale individuale da parte di entità estranee, variamente concepite come potenze impersonali o personali (dèi, demoni, spiriti di defunti, spiriti naturali, spiriti di animali, ecc.)» (Di Nola, 1987 p.288). La condizione del posseduto culmina in episodi trance, uno stato psichico alterato comune a molte manifestazioni straordinarie dell’esperienza, religiosa o meno che sia; tali stati vengono indotti, appresi e controllati culturalmente. Se si trascurano il magnetismo del settecento e l’ipnotismo del secolo successivo, oscurati da una psichiatria in travolgente ascesa 1 , l’interesse scientifico nei confronti della trance e degli stati di alterazione riceve un impulso fondamentale a partire dalla seconda metà del XX secolo, maturando nel contesto della controcultura americana e del cosiddetto “movimento psichedelico”. Nel 1960 prendono infatti il via i primi esperimenti in laboratorio sugli Stati Modificati di Coscienza (S.M.C.), condotti da una nuova generazione di psicologi e di antropologi che sperimentano su sé stessi le droghe psicotrope, gli effetti delle tecniche ipnotiche e della meditazione 2 . Si inaugura così lo studio scientifico della 1 Il magnetismo e l’ipnotismo raccolgono un’eredità filosofica e scientifica risalente all’antichità classica, coltivata e diffusa nelle forme religiose popolari e riscoperta, sistemata e tramandata dal Rinascimento. Con l’età moderna questa tradizione sopravvive al razionalismo illuministico nelle teorie magnetiche e nell’occultismo in genere, che ne veicolano in ambito colto le premesse e i guadagni in campo sperimentale. Ritagliandosi uno spazio nel positivismo ottocentesco, la tradizione magnetica si pone come conoscenza rinnovata sulla natura umana, ma i successi delle ricerche psichiatriche ed il potere della nascente classe medica ridimensionano il fenomeno, facendone propri alcuni presupposti e depurandone gli elementi più eversivi in vista di un ordine e di un controllo sociale. Il primo obiettivo da colpire è la relazione tra il magnetizzatore, carismatica figura di uomo di scienza, e il paziente, quasi sempre di sesso femminile: rapporto che difficilmente si sottrae a certe tentazioni affettive o amorose, vissuto nell’intimità del gabinetto medico ed esposto ad oscuri e sensuali sottintesi. Le tecniche di induzione ipnotica poi, vengono reinterpretate ed utilizzate a scopo terapeutico dalle scienze psichiatriche, secondo il modello dell’alienismo francese e sulla scorta delle recenti teorie sull’isteria. Il tutto si inquadra in un più vasto processo di “medicalizzazione” dei fenomeni psichici, medianici ed occulti, intrapreso dalla cultura scientifica fra i secoli XIX e XX (C.Gallini, 1983). Il merito del magnetismo e dell’ipnotismo è stato quello di sottrarre alla sfera religiosa molte realtà dell’esperienza umana, recuperando un discorso laico e scientifico nei confronti di fenomeni considerati sovrannaturali o diabolici. Soprattutto, però, hanno dato voce ai desideri e alle realtà inespresse del mondo femminile, utilizzando per la prima volta un approccio moderno al corpo e alla mente che era fondato su una rilettura "decolpevolizzante" del disagio e dei bisogni soggettivi. Il rapporto con il medico-tutore offre loro la possibilità di essere espressi, prima che vengano nuovamente posti sotto l’autorità delle istituzioni. 2 Gli studi moderni sulle modificazioni di coscienza risalgono, in realtà, alle ricerche sull’hashish di Moreau de Tours (1845) e al primo tentativo di sintesi sugli stati di alterazione di A.Maury (1860), ma si tratta di casi marginali, insufficienti a richiamare anche solo l’attenzione della scienza ufficiale (Lapassade, 1996 p.21).

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Informazioni tesi

  Autore: Francesco Rizzardi
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2000-01
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Franca Romano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 164

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Parole chiave

diabolico
diavolo
esorcismo
invasamento
possessione diabolica
riti di possessione
trance

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