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Violenza televisiva e consumo infantile. Il caso del Wrestling.

Lo scopo del mio lavoro è quello di mostrare come ogni giorno, venendo a contatto con i mezzi di comunicazione di massa e in particolare con la televisione, ne siamo influenzati , tendiamo a immedesimarci negli attori o negli eroi, buoni o cattivi che siano, e riproponiamo le loro azioni, senza eccezione per quelle più violente e diseducative.
A questo riguardo, ho deciso di analizzare più da vicino il programma del “Wrestling”, prima di tutto per la sua popolarità e per la sua grande diffusione mediatica; in secondo luogo, viste le sue caratteristiche, è il caso esemplare per il tipo di studio che intendo svolgere. I temi principali del programma sono infatti la violenza, la lotta e la competizione tra individui, messe in scena con un’alta, seppur impalpabile, dose di finzione. Gli spettatori che seguono il Wrestling sono molti e in gran numero sono bambini con un’età compresa tra i 7 e gli 11 anni: il mio obiettivo è quello di analizzare le reazioni dei più piccoli di fronte a questo fenomeno, l’interpretazione da loro fornita riguardo alla violenza nel programma e la loro capacità di distinguere la realtà dalla finzione. Ho scelto questo target per due motivi principali: i bambini sono gli spettatori più influenzabili, che spesso non distinguono il gioco dalla serietà e sono i soggetti che più cercano nella tv qualcuno e qualcosa da emulare; i bambini, inoltre, sono i fans numero uno del “Wrestling” e lo seguono in modo molto accanito, spesso più degli adulti, ed è interessante ascoltare i loro pensieri e studiare le loro osservazioni.
Nel primo capitolo ho scelto di ripercorrere l’evoluzione storica di questo sport-intrattenimento, dalle origini nell’Antica Grecia, dove la lotta era considerata una nobile arte ed era una delle cinque discipline di cui si componeva il pentathlon, fino ai giorni nostri, dove la lotta rimane comunque disciplina olimpica, ma viene considerata e vissuta anche secondo altri aspetti. Ho citato i nomi dei primi campioni del mondo di Wrestling, in ordine di tempo e di vittorie perché, se ormai tutti conoscono “Smackdown!” e gli eroi attuali, pochi conoscono l’esistenza e la fama dei grandi wrestlers del passato.
Nel capitolo successivo ho analizzato il rapporto esistente tra i mezzi di comunicazione di massa e il Wrestling, e la sua crescita nel tempo, dal suo anonimato alla sua grande popolarità. Mi sono soffermata inoltre, sugli effetti che la televisione ha sul piano comportamentale e su quello psico-cognitivo, per capire come possa influenzare i telespettatori. A questo proposito ho inserito l’analisi del programma perché, avendo quest’ultimo un impatto particolare sulle persone, ho voluto verificare la tesi da me sostenuta di emulazione del mezzo televisivo.
Nell’ultimo capitolo ho raccolto alcune opinioni di persone adulte riguardanti il programma, suddividendo tra i favorevoli e i contrari. Ho concluso con una ricerca sul campo che ha dimostrato come i bambini, nonostante la loro tenera età, riescano sì a captare la finzione contenuta all’interno del programma, ma purtroppo tentino di emulare i loro beniamini, spinti dalla grande ammirazione che nutrono per loro e dal fatto che in televisione nessuno si faccia mai del male veramente.
Per raggiungere i miei obiettivi, è stata indispensabile la ricerca sul campo e il questionario da me proposto a circa 50 bambini della scuola elementare C. Battisti di Cogliate (MI), che ha fornito spunti utili ed esaurienti. Ho utilizzato inoltre materiale raccolto in Internet e reperito tramite interviste ai wrestlers che sono state trasmesse durante puntate speciali, all’interno di programmi di dibattito come “Matrix”, dove venivano illustrate le diverse strategie di combattimento e ci si soffermava sulle tecniche di messa in scena della finzione.

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1 INTRODUZIONE Lo scopo del mio lavoro è quello di mostrare come ogni giorno, venendo a contatto con i mezzi di comunicazione di massa e in particolare con la televisione, ne siamo influenzati , tendiamo a immedesimarci negli attori o negli eroi, buoni o cattivi che siano, e riproponiamo le loro azioni, senza eccezione per quelle più violente e diseducative. A questo riguardo, ho deciso di analizzare più da vicino il programma del “Wrestling”, prima di tutto per la sua popolarità e per la sua grande diffusione mediatica; in secondo luogo, viste le sue caratteristiche, è il caso esemplare per il tipo di studio che intendo svolgere. I temi principali del programma sono infatti la violenza, la lotta e la competizione tra individui, messe in scena con un’alta, seppur impalpabile, dose di finzione. Gli spettatori che seguono il Wrestling sono molti e in gran numero sono bambini con un’età compresa tra i 7 e gli 11 anni: il mio obiettivo è quello di analizzare le reazioni dei più piccoli di fronte a questo fenomeno, l’interpretazione da loro fornita riguardo alla violenza nel programma e la loro capacità di distinguere la realtà dalla finzione. Ho scelto questo target per due motivi principali: i bambini sono gli spettatori più influenzabili, che spesso non distinguono il gioco dalla serietà e sono i soggetti che più cercano nella tv qualcuno e qualcosa da emulare; i bambini, inoltre, sono i fans numero uno del “Wrestling” e lo seguono in modo molto accanito, spesso più degli adulti, ed è interessante ascoltare i loro pensieri e studiare le loro osservazioni. Nel primo capitolo ho scelto di ripercorrere l’evoluzione storica di questo sport- intrattenimento, dalle origini nell’Antica Grecia, dove la lotta era considerata una nobile arte ed era una delle cinque discipline di cui si componeva il pentathlon, fino ai giorni nostri, dove la lotta rimane comunque disciplina olimpica, ma viene considerata e vissuta anche secondo altri aspetti. Ho citato i nomi dei primi campioni del mondo di Wrestling, in ordine di tempo e di vittorie perché, se ormai tutti conoscono “Smackdown!” e gli eroi attuali, pochi conoscono l’esistenza e la fama dei grandi wrestlers del passato.

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Informazioni tesi

  Autore: Valeria Basilico
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2005-06
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Linguaggi dei media
  Relatore: Piercesare Rivoltella
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 78

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