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Trasformazioni funzionali dello spazio museale dalle origini al Museo Guggenheim di Bilbao

Nel mio lavoro ho ripercorso le principali fasi evolutive dell’istituzione museale a partire dal Rinascimento fino all’epoca contemporanea, cercando di individuare le principali trasformazioni delle funzioni inscritte nello spazio museale. In questo percorso, le caratteristiche degli spazi museali sono state studiate nella loro dimensione comunicativa, cioè evidenziando le modalità in cui lo spazio museale mette in scena un discorso attraverso la disposizione di oggetti materiali in un allestimento. Riprendendo la prospettiva di analisi di M. Hammad, lo spazio museale è stato considerato come un discorso enunciato da un soggetto enunciatore per veicolare un determinato messaggio ad un soggetto enunciatario, vale a dire il pubblico. Le tappe principali analizzate sono state: lo studiolo umanistico, in quanto primo ambiente dove si riscontra una funzione collezionistica; la tipologia rinascimentale delle gallerie francesi e italiane; il fenomeno soprattutto nordeuropeo delle Wunderkammern, diffusosi nel ’500-600; fino ad arrivare ai musei moderni, ovvero i musei pubblici 800eschi, e infine all’analisi dello spazio museale contemporaneo. In questo excursus storico le trasformazioni evidenziate riguardano innanzitutto le funzioni inscritte nello spazio, mettendo in luce le relazioni tra le caratteristiche dello spazio e gli obiettivi che esso si propone di realizzare. Un altro aspetto riguarda i soggetti coinvolti, in particolare il passaggio dalla dimensione privata degli ambienti precursori del museo alla sempre più ampia dimensione pubblica, così come si è affermata dalla rivoluzione francese in poi; ancora, il tipo di relazione prevista tra opera e visitatore, notando come le caratteristiche spaziali regolano/influenzano questo rapporto tra oggetto e soggetto; infine ho individuato alcuni elementi del mondo esterno che lo spazio museale sembra in qualche modo rispecchiare: in quest’ottica, lo spazio può essere anche considerato come articolazione significante/un metalinguaggio in grado di raccontare alcune caratteristiche della società, del potere politico o della visione della storia dell’arte. A questo proposito, si possono mettere in connessione i percorsi spaziali dei musei tradizionali, che si caratterizzano per essere lineari e predeterminati, con una concezione della storia dell’arte cronologica e accumulativa, in cui ogni fase e ogni autore seguono inevitabilmente quelli precedenti. Il caso degli Uffizi è emblematico in quanto presenta una struttura suddivisa in sale ognuna dedicata ad un artista o ad una fase precisa della storia dell’arte, proponendo in questo modo al pubblico una sorta di “lezione visiva” di storia della pittura che va dal ’200 al ’700. Il punto di arrivo del mio percorso è stato l’analisi del Museo Guggenheim di Bilbao, che innanzitutto rappresenta un caso esemplare delle tendenze museologiche recenti, che ho trattato nella seconda parte della tesi. In questa nuova fase nuovi aspettati legati all’intrattenimento si sono affiancati alle tradizionali funzioni didattiche, andando nella direzione di una spettacolarizzazione dell’arte e di un coinvolgimento di un pubblico sempre più ampio. La caratteristica principale del Guggenheim spagnolo è la sua struttura architettonica, firmata dal canadese Frank Gehry, che genera un’articolazione spaziale assolutamente originale sia internamente che esternamente. Nel 1997, anno della sua apertura, era assolutamente d’avanguardia sia per i materiali atipici che per la morfologia particolarissima, addirittura progettata con software ideati per la costruzione di aerei militari; la struttura architettonica è stata determinante per il raggiungimento del suo successo di pubblico (10 milioni nel 2007, anno del decimo anniversario). Si può infatti affermare che in questo museo avviene un’operazione paradossale in quanto l’edificio museale da semplice contenitore di opere d’arte diventa esso stesso opera d’arte, un’enorme scultura che funziona da strumento di valorizzazione del suo contenuto; il contenuto, cioè le opere ospitate, non rappresentano il valore principale per il visitatore, ma spesso sono quasi ignorate e comunque sono sempre in trasformazione. L’identità del museo deriva invece dal contenitore, appunto lo straordinario edificio di Gehry. Soprattutto, l’articolazione spaziale è risultata fondamentale per determinare il senso dell’esperienza concreta della visita, interagendo con gli altri livelli discorsivi riscontrati: oggetti/allestimenti/città intorno. Sinteticamente, posso qui affermare che nel caso di Bilbao il museo non è più semplicemente il luogo di una visione finalizzata alla conoscenza, ma diventa un luogo di esperienza coinvolgente sul piano fisico ed emozionale. Il rischio di una tale concezione, in cui la funzione d'intrattenimento del pubblico diventa protagonista, può essere la svalutazione culturale, ma al contempo può essere positiva in vista di un avvicinamento del largo pubblico al mondo dell'arte.

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Introduzione 1 Con questo lavoro tenterò di indagare l’evoluzione dello spazio museale dal punto di vista della sua natura comunicativa. Nella prima parte intendo tracciare un excursus storico dell’istituzione del museo 2 a partire dallo studiolo umanistico fino al museo pubblico ottocentesco, evidenziando nelle varie tappe le caratteristiche e le funzioni principali dello spazio. Nella seconda parte introdurrò invece le maggiori linee di sviluppo della museologia nel ventesimo secolo, specialmente la cultura effimera e consumistica degli ultimi decenni, per dedicarmi infine all’analisi specifica di un caso limite di spazio museale contemporaneo, il Museo Guggenheim di Bilbao. Presupposto di base del mio lavoro è osservare che “lo spazio umano in genere è sempre stato significante” 3 e che si tratta “molto raramente” di “un semplice ‘circostante’ di azioni umane e sociali” 4 , giocando anzi ruoli attivi e determinanti sui rapporti che vi si svolgono. Nel caso in questione dello spazio museale, il rapporto essenziale che risulta influenzato dalla tipologia spaziale non è di tipo intersoggettivo ma si sviluppa tra un soggetto e un oggetto: si tratta infatti della relazione distintiva dell’ambiente museale, quella tra il visitatore e l’opera 1 L’anno dei testi in lingua straniera, citati nelle note, si riferisce all’edizione originale, mentre il numero di pagina è quello della traduzione italiana. 2 L’ICOM (International Council of Museums) definisce il museo come “un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che compie ricerche sulle testimonianze materiali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e soprattutto le espone a fini di studio, di educazione e di diletto”. Definizione riportata in Biscottini (2004), pag 72. 3 Barthes (1985), pag. 49. Roland Barthes nel capitolo dedicato a “Semiologia e urbanistica”, dove analizza lo spazio urbano in quanto discorso, accenna al fatto che storicamente gli uomini hanno sempre riconosciuto un’attività di significazione svolta dallo spazio: addirittura, nell’antichità lo spazio geografico era visto come un discorso dotato di un’articolazione sintattica da decifrare. 4 Marrone (2001), pag. 326. 1

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Marchetti
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: Discipline semiotiche
  Relatore: Costantino Marmo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 125

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