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Diritto all'ambiente e diritto allo sviluppo. La provocazione della decrescita

Un uomo programmato, che tende a non porsi limiti nei confronti dello sfruttamento fisico della terra, ed un modello di sviluppo basato sulla crescita economica illimitata sono alla base della tesi sostenuta in questo lavoro: la ricerca di una via per realizzare lo sviluppo sostenibile non ha dato i risultati sperati; è quindi necessario cercare altre vie per uscire dalla crisi ecologica ed evitare derive politiche autoritarie.
La ricerca di continue mediazioni fra sviluppo e sostenibilità come soluzione al problema, sembra aver dimenticato la dimensione umana e politica della crisi attuale, che è il risultato di tecnicismi poco comprensibili all'uomo comune: l'ambiente è divenuto l'oggetto di importanti conferenze internazionali ma poco è stato fatto a livello locale e sotto l'aspetto umano, relegando l'aspetto partecipativo alla sola sfera del diritto positivo, senza incarnarlo nelle comunità.
Il lavoro si divide in due parti. La prima parte cerca di delineare, attraverso una analisi storica, il deterioramento del rapporto uomo-natura, che ha reso necessaria una riflessione etica sull'ambiente (Cap.1) e sulla separazione sempre più netta dell'umanità dalla natura, che ha trasformato la figura dell'uomo, da essere umano a uomo programmato (Cap.2). La riflessione etica sull'ambientale ha influenzato le soluzioni giuridiche elaborate a livello internazionale per superare la crisi ecologica ma, nonostante abbiano influenzato positivamente le legislazioni nazionali, non è stato tenuto in debito conto l'impatto che queste potevano avere su una umanità programmata (Cap.3).
La seconda parte cerca di dimostrare, partendo dal principio responsabilità di Jonas, che i cambiamenti necessari per uscire dalla crisi attuale non possono prescindere dall'applicazione del principio precauzione (Cap.4) e dalla provocazione della decrescita (Cap.5). Per evitare derive autoritarie le istituzioni dovranno democratizzare le scelte scientifiche che hanno conseguenze pubbliche e rendere obbligatoria la partecipazione e condivisione democratica delle scelte politiche, affinché le persone possano sentirsi coinvolte nelle decisioni prese sulla loro vita e l'ambiente.
Ma il principio precauzione non troverà consensi ed applicazione finché non verrà liberato l'immaginario collettivo dalla colonizzazione della crescita. Solo così si potrà evitare il rischio di cadere in una dittatura ecologica, in cui si sfruttano le emergenze per accentrare il potere e si utilizza il conseguente “shock” per rilanciare lo sviluppo economico. Infatti le istituzioni statali, grazie alle ricorrenti crisi, potranno evitare di intraprendere quei cambiamenti necessari per rendere sostenibile la vita sulla terra, continuando a privilegiare lo sviluppo economico a discapito dell'ambiente naturale.

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In luogo di un'introduzione L'ambiente, negli ultimi decenni, è al centro dell'attenzione della società mondiale. Ma negli ultimi anni sembra che tutta l'attenzione mediatica si sia concentrata su come salvare il mondo dal riscaldamento climatico. Dopo il lavoro dell'ex vice-presidente degli Stati Uniti Al Gore, “an inconvenient truth. A global warning” del 2006, frutto delle ricerche dell'“International Panel of Climate Change”, il mutamento del clima è divenuta la prima preoccupazione dell'opinione pubblica. Se il lavoro di Al Gore ha avuto il merito di rinvigorire l'attenzione sulle tematiche ambientali, sembra aver ridotto il problema ad una sola dimensione, quella climatica, e la soluzione nel cambiamento di stili di vita, in cui è protagonista il singolo e non scelte organiche1. Scompare da questo orizzonte qualsiasi analisi filosofica, politica ed economica complessiva sul problema, che soprattutto metta in discussione il sistema economico attuale, che appare il vero scoglio per la soluzione del problema ambientale. Quello che vorremmo sottolineare con il nostro lavoro è l'errore di ridurre ad una unica dimensione la crisi ecologica, puntando troppo sulla soluzione tecnologica, dimenticando invece che esso ha una dimensione molto ampia, che riguarda una molteplicità di aspetti, di cui il cambiamento climatico è solo una parte, di cui è difficile prevedere gli effetti2. 1 A questo proposito basta leggere la presentazione del DVD dell'opera “Una scomoda verità” apre gli occhi con la forza del persuasivo argomento di Gore: per salvare il pianeta dobbiamo agire adesso. E ognuno di noi può contribuire a cambiare le cose attraverso il modo in cui vive la sua vita, DIVENTA PARTE DELLA SOLUZIONE. L'invito suona come lo stimolo a cambiare nella vita privata abitudini per cambiare il mondo. 2 Cfr. B. FAGAN, La rivoluzione del clima. Come le variazioni climatiche hanno influenzato la storia, Milano, 2001, in cui sostiene che nonostante il sole influenza in 7

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Informazioni tesi

  Autore: Domenico Palermo
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze Politiche
  Relatore: Teresa Serra
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 241

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