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Change Management. Le organizzazioni che cambiano in un mondo che cambia

Oggi si sente sempre più spesso parlare di cambiamento organizzativo. È sufficiente navigare su internet e digitare, in un qualsiasi motore di ricerca, il termine “cambiamento organizzativo” per rendersi conto della quantità di testi, progetti e interventi formativi sull’argomento.
In tutte le scienze umane, la definizione di cambiamento è un’operazione complessa.
La grande quantità di risorse a nostra disposizione pone da un lato la difficoltà di circoscrivere con precisione il termine “cambiamento”; dall’altra, ci permette di cogliere l’urgenza di gestire il cambiamento da parte delle organizzazioni, sempre più vittime di tale fenomeno.
In un ambiente in continua evoluzione come quello odierno, le organizzazioni devono saper adattarsi, cambiare e governare i mutamenti che ne investono l’architettura, le procedure e i sistemi, i ruoli, i comportamenti.
Cambiamenti economici, politici, culturali, sociali rappresentano degli inevitabili stimoli al mutamento. Tali stimoli hanno un'influenza sui tempi, sulla produzione, sul modo di lavorare del personale, condizionando il nostro “modo di vivere”.
I modelli di cambiamento descrivono la rottura dello status quo e la transizione ad un nuovo stato d’equilibrio, non certamente stabile, ma potenzialmente minacciato da nuove spinte.
A differenza del passato, però, il cambiamento è diventato uno stato “normale” e la sua gestione è quindi parte del lavoro e delle competenze fondamentali del management.
Nella cultura contemporanea si tende ad una valutazione complessivamente positiva del cambiamento. Nessuno oggi esalta le forme sociali statiche ed immutabili.
Prima prevaleva l’idea contraria, espressa per esempio da Montagne con queste parole: “A me non piace la novità, qualsiasi aspetto abbia, e ho ragione, poiché ne ho veduti effetti molto dannosi”.
Cambiare continua e essere difficile e, forse, non è mai stato così difficile, sia perché il tempo che il management e le persone hanno a disposizione sembra diventare sempre più breve, sia perché la complessità delle imprese e della società è cresciuta enormemente e il monitoraggio e l’anticipazione dei fattori esterni sono sempre più difficili da realizzare.
Cambiare è una necessità e non un’opzione.
Il lavoro proposto si sviluppa su tre capitoli. I primi due, analizzano il concetto di cambiamento organizzativo dal punto di vista puramente teorico: pensieri, definizioni, esempi che la letteratura ci propone e che servono come base per la comprensione della problematica odierna.
Il terzo capitolo sviluppa un caso concreto di gestione del cambiamento: la fusione che ha dato vita alla seconda banca più grande d’Europa, quella tra Unicredito e Capitalia (2007).
Le domande che ci porremo nel corso di questo lavoro sono dunque: “Cambiano le organizzazioni? Perché? Se sì, come cambiano? Con quale impatto sulle performance?”.

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4 Prefazione Oggi si sente sempre più spesso parlare di cambiamento organizzativo. È sufficiente navigare su internet e digitare, in un qualsiasi motore di ricerca, il termine “cambiamento organizzativo” per rendersi conto della quantità di testi, progetti e interventi formativi sull’argomento. In tutte le scienze umane, la definizione di cambiamento è un’operazione complessa. La grande quantità di risorse a nostra disposizione pone da un lato la difficoltà di circoscrivere con precisione il termine “cambiamento”; dall’altra, ci permette di cogliere l’urgenza di gestire il cambiamento da parte delle organizzazioni, sempre più vittime di tale fenomeno. In un ambiente in continua evoluzione come quello odierno, le organizzazioni devono saper adattarsi, cambiare e governare i mutamenti che ne investono l’architettura, le procedure e i sistemi, i ruoli, i comportamenti. Cambiamenti economici, politici, culturali, sociali rappresentano degli inevitabili stimoli al mutamento. Tali stimoli hanno un'influenza sui tempi, sulla produzione, sul modo di lavorare del personale, condizionando il nostro “modo di vivere”. I modelli di cambiamento descrivono la rottura dello status quo e la transizione ad un nuovo stato d’equilibrio, non certamente stabile, ma potenzialmente minacciato da nuove spinte. 1 1 C. Piccardo, L. Colombo, Governare il cambiamento, Raffaello Cortina, Milano 2007, p. 8. Niente resta com’era […]. Ma, credetemi, nell’intero mondo nulla scompare, bensì muta, rinnova l’apparenza… Ovidio, Le metamorfosi

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Informazioni tesi

  Autore: Francesca Spreafico
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze dell'educazione e della formazione
  Relatore: Paolo Ardizzone
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 123

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