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Clownerie e comunicazioni

perché clownerie e comunicazione? Viviamo in un’epoca paradossale, in cui possiamo virtualmente raggiungere ogni angolo della terra ed interagire con persone di ogni cultura, etnia, credo politico, religione e estrazione sociale attraverso sms, chat istantanee, social network, email e telefono. Eppure, nella vita reale, quella che non ha bisogno di interfacce e connessioni a internet, abbiamo paura e diffidiamo degli altri, evitando il contatto, lo sguardo, l’incontro. La serietà, creata da regole prescritte dalla società stessa, prevale nella nostra vita quotidiana. Abbondano precetti e formalismi, pregiudizi, tabù, ruoli da mantenere, modelli e convenzioni da seguire.
Così, mentre la realtà virtuale si semplifica sempre di più, diventando accessibile a tutti, dall’altra parte il mondo reale delle interazioni faccia a faccia diventa sempre più complesso e porta ad un isolamento
globalizzante privo di calore umano. L’idea di questa tesi, nata appunto da un’esperienza personale che ha permesso di acquisire la
consapevolezza di quanto detto in precedenza, è quella di proporre una possibile soluzione. Tale soluzione si chiama “clownerie” ed è un modo di vedere le cose e di vivere la propria vita. Quindi clownerie e
comunicazione, perché la clownerie è, prima di ogni altra cosa, comunicazione: significa comunicare emozioni e messaggi non banali nel modo più semplice e puro. Ed essere capiti da tutti, per la sincerità
delle proprie intenzioni, per la semplicità delle proprie espressioni e per l’ingenuità ed empatia dei propri gesti. Una comunicazione di questo tipo permette di superare qualsiasi tipo di stereotipo, favorisce l’incontro con l’altro, apre gli orizzonti, ci permette di riscoprire l’umanità che ci circonda. Non vuol dire regredire ad uno stato infantile o primitivo, ma semplicemente riscoprire dentro di sé la curiosità, il gioco, l’apertura verso il mondo, la sorpresa dei bambini che siamo stati. Ognuno di noi è un clown in potenza. Nella moderna società quindi, il clown, così paradossalmente autentico (nonostante trucchi, parrucche e naso rosso), rappresenta una via d’uscita, una nuova situazione di equilibrio nei confronti della vita. In un mondo in cui tutti hanno paura, il clown trasforma le nostre debolezze in energia vitale che viene comunicata agli altri e per questo solidifica i rapporti tra esseri umani. Forse il clown è il futuro dell’uomo.

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Università degli Studi di Pavia CORSO DI LAUREA INTERFACOLTÀ IN COMUNICAZIONE INTERCULTURALE E MULTIMEDIALE Giulia Annibaletti | Clownerie e Comunicazione 6 La tesi che segue vuole essere un ritratto della figura del clown, del suo particolare modo di comunicare e delle implicazioni che esso può avere nel mondo moderno, in particolare nelle nuove società multietniche. Detto ciò, credo che la domanda più importante a cui rispondere in un'introduzione di questo tipo sia: perché? Perché il clown? L'idea nasce da un'esperienza personale. Personalissima. Nell'estate del 2008, il che significa all'incirca un anno fa, ho avuto una specie di illuminazione. Su cosa? Mi piacerebbe poter dire "sul significato della vita e dell'esistenza", ma temo che per quello dovrò ancora attendere parecchio. La mia illuminazione, anch'essa personale, riguarda invece l'estrema complicatezza in cui viviamo e con cui percepiamo ciò che ci circonda. O meglio ... la complicatezza che ci creiamo attorno, anche laddove tutto potrebbe essere infinitamente più semplice. Ottusità percettiva? Forse. Ma anche mancato allenamento e progressiva perdita di capacità naturali, quali la genuina e infantile capacità di sorprendersi davanti al mondo. Tale illuminazione ha ben poco di divino: è il risultato di un anno di Servizio Civile e di 10 giorni di clownerie intensiva. Di un progetto di scambio interculturale intitolato "We Clown: I can, You can!" e dall'ambizioso obiettivo di trasformare il clown in un elemento unificante tra culture e storie diverse. È il risultato di incontri straordinari con persone comuni e di un anno di ricerca sul vero significato dell'essere clown. L'essenza clownesca per eccellenza. Immagino però che questa breve risposta alla domanda "perché?" non faccia altro che sollevare altri quesiti. Cosa c'entra il clown? Cosa si può trovare di così eccezionale in un semplice, banalissimo, clown? Banale perché ovunque: ci sono i clown di McDonald, i clown sulle carte, i clown che pubblicizzano qualsiasi prodotto, i clown che fanno paura come IT, i clown alle feste dei bambini ... ah, sì, ci sono anche i clown del circo e quelli della televisione! La domanda di fondo quindi sarebbe: chi è davvero un clown? Ed ecco che si spiega l'illuminazione. Un clown è una persona normale che sa guardare le cose in maniera eccezionale, che sa comunicare senza bisogno di parole, che sa mettersi in gioco in ogni situazione, che può unire infiniti mondi e sa fare di situazioni difficili momenti di allegria. Tutti siamo clown. O perlomeno lo

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Informazioni tesi

  Autore: Giulia Annibaletti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Pavia
  Facoltà: Corso di laurea interfacoltà in Comunicazione interculturale e multimediale
  Corso: Comunicazione interculturale e multimediale
  Relatore: Mario Dossoni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 90

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Parole chiave

azioni di strada
clown
clownerie
clownterapia
comunicazione
comunicazione interculturale
comunicazione interpersonale
comunicazione multimediale
educazione non formale
mediazione interculturale
nouveau clown

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