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Etnofinzione e turismo: i Dogon di Griaule

Quello che segue nelle pagine a venire, è un viaggio attraverso due secoli di avvicendamenti; è un viaggio cominciato da un uomo, un etnologo, e finito da un altro uomo, un turista.
Il tutto ha inizio con una spedizione etnografica, fatta negli anni ’30 del novecento, che porta un gruppo di uomini e donne, ognuno col suo carico di emozioni ed esperienze, studiosi e appassionati di tutto ciò che rappresentava l”altro”, a viaggiare attraverso l’Africa e a prendere e a portarsi via quanto più possibile da quel viaggio.
Solo pochi di loro si accorgeranno dello scambio impari che è avvenuto.
Proseguendo nella lettura, ci si imbatte in un incontro più intimo di quello che l’ha preceduto, abbiamo infatti due soli uomini a confronto, tanto dissimili nell’aspetto e nella condizione quanto accomunati da un interesse e una passione sviscerata per quel piccolo morceau d’afrique che li circonda.
Ecco che l’Africa comincia a riempire a poco a poco, gli spazi lasciati vuoti da quegli occidentali molti anni prima.
Questo viaggio finisce quando comincia il viaggio di un turista, che , più o meno consapevolmente, ripercorre a ritroso un cammino tracciato due secoli prima, alla ricerca di un mondo perduto per cui prova una profonda nostalgia.

Il primo capitolo tratta della spedizione Dakar-Djbouti, del modo in cui essa nacque e fu articolata, dei suoi membri partecipanti e delle finalità che essi perseguivano. È introdotto poi anche Marcel Griaule, capo della succitata spedizione, e del suo metodo di ricerca.
Nel secondo capitolo si approfondisce la figura di Griaule come etnologo e la sua iniziazione alla cosmogonia della popolazione Dogon, che lui stesso promulga attraverso un libro, Dio d’Acqua, destinato a influenzare, non solo l’antropologia francese, ma soprattutto la popolazione stessa. Qui è anche analizzato dettagliatamente il linguaggio usato nella narrazione, gli eventi occorsi e soprattutto la cosmogonia e la sua eventuale influenza sulla vita quotidiana Dogon.
Il terzo e ultimo capitolo si focalizza sugli eventi, a partire dagli anni ‘60, avvenuti nell’area geografica della falesia del Bandiagara. Infatti, dopo la dipartita di Marcel Griaule, molte iniziative ed enti, governativi e non, si sono preoccupati di continuare l’opera da lui cominciata, ossia la valorizzazione del patrimonio culturale e artistico di quei luoghi. Sono analizzati i modi e i metodi di tale preservazione, e soprattutto l’ambiguo ruolo di attore, interpretato dal Dogon, e quello del pubblico, rappresentato dal turista.

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1 PREFAZIONE “ L'uso dei viaggi è di regolare l'immaginazione con la realtà, e, invece di far pensare come possono essere le cose, di farle vedere come sono ”. (Samuel Jackson) Quello che segue nelle pagine a venire, è un viaggio attraverso due secoli di avvicendamenti; è un viaggio cominciato da un uomo, un etnologo, e finito da un altro uomo, un turista. Il tutto ha inizio con una spedizione etnografica, fatta negli anni ‟30 del novecento, che porta un gruppo di uomini e donne, ognuno col suo carico di emozioni ed esperienze, studiosi e appassionati di tutto ciò che rappresentava l”altro”, a viaggiare attraverso l‟Africa e a prendere e a portarsi via quanto più possibile da quel viaggio. Solo pochi di loro si accorgeranno dello

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Informazioni tesi

  Autore: Annarita Attianese
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Pietro Angelini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 86

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Parole chiave

turismo
africa
antropologia culturale
etnologia
mali
unesco
etnografia
dogon
cosmogonia
griaule
etnofinzione
falesia del bandiagara
dio d'acqua
spedizione dakar-gibuti
antropologia francese
mitologia africana

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