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Antropologia in Valtellina: incontro tra metamorfosi e leggenda

Analisi antropologico-letteraria su alcune figure tipiche dell'immaginario collettivo Valtellinese e del stretto rapporto con il paesaggio.
L'obbiettivo di questa tesi è quello di analizzare alcune delle figure animali che hanno caratterizzato il vastissimo immaginario popolare valtellinese fino a tempi a noi molto prossimi. Colpisce l'influente posizione simbolica che queste bestie, il più delle volte misteriose e malvagie, occupavano nel definire il soprannaturale. Mi propongo quindi di indagare il rapporto che gli uomini di queste zone alpine hanno instaurato e rielaborato nei secoli con quegli animali contro i quali hanno lottato per la sopravvivenza in un territorio ostile. Di questi antichi retaggi, espressioni del solido legame che un tempo intercorreva tra uomo e natura, oramai non restano che vaghi ricordi nella memoria dei più. Avvicinandomi gradualmente a questo tema, peraltro di insospettabile vastità, mi sono reso conto di quanto sia difficile far riaffiorare, anche solo, delle vaghe reminiscenze nelle persone interrogate su questi argomenti. I miei primi ricordi sul tema sfumano nella mia infanzia, nelle storie, nei proverbi e nei frequenti ammonimenti della mia bisnonna Anna. Così conobbi i mitici animali che popolano i boschi di Bormio e della Valdisotto, le imprevedibili anime dei morti o i racconti dell'uomo nero, l'equivalente dell'hom'selvàdegh, che aiutavano ad incutere il giusto timore e riverenza per un territorio tanto pericoloso quanto sublime. Tutto questo, che già allora risultava tenue espressione di una differente concezione del paesaggio circostante e della sua popolazione animale, sembra oggi irrimediabilmente lontano dalla forza e dalla purezza dell'oralità, di cui, ad esempio, i coetanei dei miei fratelli, più giovani di me solo di una decina d'anni, non avranno nemmeno il sentore.

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INTRODUZIONE L'obbiettivo di questa tesi è quello di analizzare alcune delle figure animali che hanno caratterizzato il vastissimo immaginario popolare valtellinese fino a tempi a noi molto prossimi. Colpisce l'influente posizione simbolica che queste bestie, il più delle volte misteriose e malvagie, occupavano nel definire il soprannaturale. Mi propongo quindi di indagare il rapporto che gli uomini di queste zone alpine hanno instaurato e rielaborato nei secoli con quegli animali contro i quali hanno lottato per la sopravvivenza in un territorio ostile. Di questi antichi retaggi, espressioni del solido legame che un tempo intercorreva tra uomo e natura, oramai non restano che vaghi ricordi nella memoria dei più. Avvicinandomi gradualmente a questo tema, peraltro di insospettabile vastità, mi sono reso conto di quanto sia difficile far riaffiorare, anche solo, delle vaghe reminiscenze nelle persone interrogate su questi argomenti. I miei primi ricordi sul tema sfumano nella mia infanzia, nelle storie, nei proverbi e nei frequenti ammonimenti della mia bisnonna Anna. Così conobbi i mitici animali che popolano i boschi di Bormio e della Valdisotto, le imprevedibili anime dei morti o i racconti dell'uomo nero, l'equivalente dell'hom'selvàdegh, che aiutavano ad incutere il giusto timore e riverenza per un territorio tanto pericoloso quanto sublime. Tutto questo, che già allora risultava tenue espressione di una differente concezione del paesaggio circostante e della sua popolazione animale, sembra oggi irrimediabilmente lontano dalla forza e dalla purezza dell'oralità, di cui, ad esempio, i coetanei dei miei fratelli, più giovani di me solo di una decina d'anni, non avranno nemmeno il sentore. Sono stati, e saranno fondamentali, per le ricerche in questo campo, testi come quelli di Don Remo Bracchi, Nomi e volti della paura nelle valli dell'Adda e della Mera, quelli di Aurelio Garobbio, e degli studi di Marcello Canclini e Glicerio Longa che forniscono una solida base di analisi di studio generale della storia, delle tradizioni e delle credenze 2

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Informazioni tesi

  Autore: Manuel Piardi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Gino Ruozzi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 52

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Parole chiave

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