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Sequenze EST (Expressed Sequence Tags) del fungo simbionte Tuber borchii Vittad. Analisi dell'espressione nel micelio e nel corpo fruttifero

The transition from vegetative mycelium to fruit body in truffles requires differentiation processes which lead to edible fruit bodies (ascomata) consisting of different cell and tissue types. The identification of genes differentially expressed during these developmental processes can contribute greatly to a better understanding of truffle morphogenesis. A cDNA library was constructed from vegetative mycelium RNAs of the white truffle Tuber borchii, and 214 cDNAs were sequenced. Up to 58% of the expressed sequence tags corresponded to known genes. The majority of the identified sequences represented housekeeping proteins, i.e., proteins involved in gene or protein expression, cell wall formation, primary and secondary metabolism, and signaling pathways. We screened 171 arrayed cDNAs by using cDNA probes constructed from mRNAs of vegetative mycelium and ascomata to identify fruit body-regulated genes. Comparisons of signals from vegetative mycelium and fruit bodies bearing 15 or 70% mature spores revealed significant differences in the expression levels for up to 33% of the investigated genes. The expression levels for six highly regulated genes were confirmed by RNA blot analyses. The expression of glutamine synthetase, 5-aminolevulinic acid synthetase, isocitrate lyase, thioredoxin, glucan 1,3-beta-glucosidase, and UDP-glucose:sterol glucosyl transferase was highly up-regulated, suggesting that amino acid biosynthesis, the glyoxylate cycle pathway, and cell wall synthesis are strikingly altered during morphogenesis.

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6 Presentazione I greci lo chiamavano hydnon, i latini tuber, dal verbo tumere (gonfiare), i francesi truffe che deriva dal significato di frode che Molière gli attribuì nella sua opera teatrale "Tartufe" del 1664: è il tartufo. Tra tutti i funghi eduli, i tartufi piemontesi godono di fama e prestigio internazionali da oltre due secoli, tanto che il Conte M. J. De Borch, autore di un notevole lavoro sui tartufi intitolato Lettres sur les truffes du Piemont (pubblicato nel 1780), scrisse: "Qualcuno dice che nel parco di Richmond si trovano tartufi che hanno lo stesso odore di quelli del Piemonte? Credo mi sia permesso mettere in dubbio questa affermazione, poiché non si è ancora visto in nessuna parte d'Europa un prodotto pari a quello di certe province piemontesi". Tuber borchii è un tartufo di limitato valore commerciale se paragonato ai preziosi tartufi bianchi (T. magnatum) e neri (T. melanosporum), ma si tratta comunque di una specie edule molto diffusa in Piemonte la cui importanza è legata soprattutto alla possibilità di utilizzarlo in programmi di riforestazione e di recupero di aree marginali abbandonate. Il mio lavoro di tesi si propone di indagare su alcuni aspetti ancora molto oscuri della biologia di questi funghi, partendo dal presupposto che una conoscenza più approfondita della tipologia dei geni espressi nel corso del ciclo vitale dei tartufi possa far luce sui meccanismi biomolecolari che ne regolano la morfogenesi. Benché gli studi effettuati sui tartufi siano sempre più numerosi, l'alone di fascino e di mistero che li circonda rimane inalterato e ha origini molto antiche. In Europa il tartufo è noto da almeno duemila anni come testimoniano scritti e opere che ne documentano la raccolta, il commercio e la presenza nella dieta dei Sumeri che li univano ad orzo, ceci, lenticchie e senape. Le poche testimonianze naturalistiche dell'antichità classica si devono a Plinio il Vecchio nella sua "Naturalis Historia", in cui si legge a proposito dei tartufi: "sta fra quelle cose che nascono ma non si possono seminare". Non essendo possibile spiegare l'origine dei tartufi, la scienza unita alla credenze popolari lo coprì di mistero a tal punto che studiosi, filosofi e naturalisti azzardarono svariate ipotesi sulla sua origine: Plutarco ne teorizzò la nascita dall'azione combinata di acqua, calore e fulmini; ci fu chi asserì si trattasse di un organo di riproduzione degli insetti, chi lo classificò tra i minerali e chi, addirittura, come un'escrescenza degenerativa del terreno cibo del diavolo e delle streghe.

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Informazioni tesi

  Autore: Simona Abba
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2000-01
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
  Corso: Scienze Biologiche
  Relatore: Paola Bonfante
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 107

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Parole chiave

analisi biomolecolare
bioinformatica
cdna arrays
corpo fruttifero
funghi

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