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Quando il lavoro si trova grazie alla tesi

La storia di Chiara Evangelista, che, grazie a una ricerca su social network e
accessibilità on line per disabili,
è entrata a far parte di Viadeo,
leader nel networking dedicato ai professionisti


Chi pensa che il mondo universitario sia lontanto dalla realtà professionale, un po' retrò, autoreferenziale e quasi quasi superfluo, forse dovrebbe cominciare a ricredersi. Sono sempre più infatti le aziende e le società che ricercano naolaureati da assumere a partire dalla loro tesi di laurea.
Sembrerà strano, eppure la tesi si dimostra, dati alla mano, un importante volano per un primo contatto con un'azienda, una società, un'impresa, un professionista. E per le aziende, non solo un efficace supporto al proprio sviluppo interno, al consolidamento del marchio o alla crescita professionale dei dipendenti, ma anche uno straordinario strumento di recruitment che permette di selezionare i profili più interessanti.
Noi di Tesionline lo sappiamo bene: molti laureati che hanno deciso di valorizzare e dare visibilità al proprio lavoro di ricerca pubblicandolo gratuitamente sul nostro sito – che raccoglie ormai 30 mila tesi – si sono visti contattare da aziende, imprese, centri di ricerca, studi specializzati, in molti casi con interessanti prospettive per il futuro.

La tesi come viatico per muovere i primi passi, professionalmente parlando. È successo anche a Chiara Evangelista, classe '86, “dottora” in Editoria e Comunicazione Multimediale all'Università di Pavia, che ha dedicato la sua tesi al tema dell'accessibilità per i disabili nei social network, con particolare attenzione al caso di Viadeo, leader nel networking internazionale rivolto al business e seguitissimo anche in Italia.
«Durante un corso all'università in cui si parlava di Internet, nuove tecnologie e “democrazia del web”», ci racconta Chiara, «sono rimasta molto colpita da questo aspetto, che per moltissimi disabili è un limite. Mi sono appassionata al tema, ho cominciato a leggere e a documentarmi, anche perché non se ne parla molto e se ne sa relativamente poco. E poi, al momento di definire l'argomento di laurea, la scelta è praticamente arrivata da sola». Una tesi sperimentale, per cui Chiara ha fatto un grande lavoro di selezione di fonti e di ricerca applicata. E che è stata premiata con un più che meritato 110 e lode.


foto di Chiara Evangelista

Tema innovativo, di utilità sociale, ben presentato in tutta la sua complessità. E poi, dopo la discussione della tesi, cos'è successo?

Alcuni mesi dopo la laurea sono stata contattata proprio da Viadeo, con cui ero entrata in contatto per reperire informazioni utili sulla loro filosofia aziendale, sul modo di operare e sulla realizzazione e sull'implementazione del sito. Stavano cercando una persona da inserire come assistente alle partnership. Mi hanno fatto un colloquio e hanno scelto proprio me, perché mi avevano già conosciuta, avevano visto come lavoravo e di fatto ero la persona che meglio conosceva il loro portale visto che per la tesi l'avevo studiato e monitorato attentamente. Per loro, la tesi è stato uno strumento di selezione.

Nel tuo caso, si può proprio dire che la tesi ti abbia aperto le porte del mondo del lavoro...

Assolutamente. Sapevo di aver fatto un buon lavoro, sia i miei relatori che i responsabili di Viadeo erano rimasti molto soddisfatti, soprattutto perché era qualcosa di sperimentale. Ma certo non mi aspettavo di riuscire a trovare un lavoro grazie a questo. E non uno qualsiasi, cosa comunque rara in questo momento per un giovane senza esperienza, ma addirittura quello che mi interessava. Mi ritengo anche molto fortunata, perché evidentemente ho incontrato delle persone serie, che hanno saputo sfruttare al meglio la mia esperienza da loro e mi hanno dato una chance.

Al di là del contatto diretto con Viadeo, come hai dato visibilità alla tua ricerca?

L'ho pubblicata proprio sul vostro sito. In università si parla molto della possibilità di pubblicarla gratuitamente e conosco diversi laureati che grazie a questo hanno avuto dei contatti interessanti. Sicuramente il passaparola aiuta. Ho pensato che potesse succedere anche a me, visto anche l'argomento “di nicchia”.

E com'è andata?

Beh, direi decisamente bene. Mi hanno scritto diverse persone che hanno visto la preview della tesi e mi hanno chiesto più informazioni sul tema, altri l'hanno proprio acquistata. Sia studenti che volevano approfondire il tema dell'accessibilità sia proprio disabili che volevano sapere come avessi fatto a trovare i materiali e che mi chiedevano consigli utili sulla navigazione. Persino due professori si sono interessati. Quindi, un target molto vario.

Esattamente di cosa ti occupi in Viadeo?

Curo tutti i rapporti esterni e le collaborazioni con soggetti di varia natura: persone, professionisti, società, aziende che in qualche modo interagiscono con il nostro sito. È interessante, stimolante, e mi permette di entrare in contatto con molta gente, di partecipare ad eventi dove è anche più facile sensibilizzare gli altri sull'importanza del social networking, anche da un punto di vista strettamente professionale.

Perché hai scelto proprio loro per parlare di accessibilità on line?

In una prima fase ho preso in esame i social network più conosciuti, analizzandone nel dettaglio i siti, e quindi layout, colori, dimensione dei caratteri, e tutti gli altri aspetti più tecnici altrettanto importanti in questo senso. Ho approfondito Facebook, LinkeIn e poi Viadeo. Ed è venuto fuori che quest'ultimo era in assoluto il migliore in termini di accessibilità per le persone che presentano disabilità, visive o motorie o cognitive. Esistono dei parametri internazionali, i cosiddetti WCAG (Web Content Accessibility Guidelines), che fissano le 4 caratteristiche che i siti dovrebbero possedere per avere un buon livello di accessibilità: la percepibilità, cioè l’utente deve essere in grado di percepire le indicazioni indipendentemente dalla propria disabilità; l'utilizzabilità, ossia l’utente deve essere in grado di interagire con i componenti dell’interfaccia, che non può richiedere azioni per le quali una persona non sia in grado di agire; la comprensibilità, cioè la possibilità di capirne le informazioni e il funzionamento; e la robustezza, cioè il contenuto deve essere abbastanza robusto per essere interpretato in maniera affidabile attraverso una vasta gamma di programmi, comprese le tecnologie assistive. E poi, aspetto molto importante, gli utenti devono essere in grado di accedere al contenuto anche con l’evoluzione delle tecnologie.

E Viadeo presentava queste caratteristiche...

Sì, e oltrettuto è sempre molto attento nel migliorare costantemente ciò che è effettivamente migliorabile. Il sito è stato modificato recentemente. Ora l'homepage è molto più snella e intuitiva. Presenta meno contenuto, mostrando di fatto solo ciò che è rilevante – profilo utente e relativi contatti – perché le altre informazioni sono raggruppate in menù e riquadri di anteprima che, se ci si clicca sopra, rimandano alle sezioni dedicate. Anche il menù principale è cambiato, ci sono meno voci. La grafica è più accattivante e l’utente naviga più facilmente. Prima invece il rischio era di perdersi nella grande quantità di informazioni presenti in ogni pagina. Anche i colori sono più decisi, creano maggior contrasto con lo sfondo, risaltando, offrendo una maggiore leggibilità. Per tutti. Manca ancora una funzione che permetta il ridimensionamento dei caratteri e il passaggio a versioni ad alta leggibilità o solo contenuto, pensati proprio per i soggetti ipovedenti, ma questo è senz'altro un aspetto su cui lavoreremo nei prossimi mesi.

Quindi, immediatezza e semplicità sono le carte vincenti di un sito...

Esatto, soprattutto in un ambito “social”. E poi esiste una versione Mobile di Viadeo che consente di essere sempre connessi, un notevole passo avanti che conferma la lungimiranza di questo gruppo. L'accessibilità è fondamentale, non tanto (o non solo) per un fatto etico, ma perché è nello spirito stesso dei social network connettere le persone, quindi è anti-social escludere dalla fruizione i disabili. Facebook ad esempio è tutto visivo e quindi impedisce ai non vedenti di usarlo, non ha senso. Soprattutto perché basterebbe davvero poco.

Miriam Carraretto


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