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Psicologia clinica: concetti generali


Una psicologia clinica orientata psicodinamicamente si propone di comprendere il soggetto nella sua individualità, e di aiutarlo a risolvere in modo più adeguato disagi e problemi, sulla base di una comprensione teorica dinamica della mente e del comportamento umano.
La psicoanalisi, da un lato costituisce un corpus teorico psicologico che spiega dei fenomeni e formula ipotesi sui possibili interventi terapeutici, dall'altro consente di attribuire dei significati specifici al contesto in cui opera, cioè alla relazione che si struttura fra psicologo e paziente.
Tuttavia, lo psicologo clinico si differenzia dal teorico della psicoanalisi per il fatto che, lavorando nel qui ed ora della relazione, egli deve saper individuare e riconoscere gli aspetti teorici così come si manifestano nello specifico della persona che si sta incontrando: si tratta di cogliere l'unicità dell'individuo, e al contempo di darne una lettura secondo il modello teorico di riferimento.
Lo psicologo clinico deve essere in grado, tramite le tecniche più adatte, di creare un ambiente tale da consentire lo svilupparsi di una situazione dinamica tra due persone, che favorisca il processo di conoscenza. Tale capacità rimanda anche ad uno specifico atteggiamento dello psicologo: la personalità dello psicologo deve diventare essa stessa “strumento”. È corretto, in tal senso, parlare di setting, inteso non tanto come insieme di condizioni materiali, quanto come struttura di prerequisiti mentali e metodologici presenti al terapeuta per poter svolgere la sua attività in modo controllabile. Lo psicologo deve quindi assumere una distanza ottimale che da un lato gli consenta di essere empatico e capace di mettersi dal punto di vista dell'altro, ed al contempo di non confondersi, di non imporsi, di lasciare uno spazio che lo mantenga sullo sfondo rispetto al paziente.
Tale situazione clinica richiama la nozione Winnicottiana di “spazio transizionale”, uno spazio potenziale che non appartiene né al mondo interno, né alla realtà esterna. In questo spazio potenziale, il pensiero più autentico si sviluppa come adattamento alla realtà, ma senza rinunciare alla fantasia creativa. La situazione clinica deve appunto costituirsi come spazio potenziale tra lo psicologo ed il paziente: questa capacità di generare uno spazio potenziale è una delle caratteristiche che lo psicologo clinico deve possedere.
Va, infine, detto che essere in contatto con il paziente significa anche essere sensibili alla sua età, apprezzare il significato affettivo della sua esperienza attuale: bisogna tener presente che i conflitti presentati possono fare riferimento ad un particolare momento evolutivo.

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