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Definizione di inquadratura. Cinema e tv



Occorre distinguere nettamente cinema e televisione, che implicano approcci produttivi del tutto diversi (pellicola / videocassetta, macchina da presa / telecamera). Il cinema “nasconde” le proprie tecniche di realizzazione, a partire dal fatto che esistono fotogrammi che scorrono a 24 al secondo (velocità stabilita standard solo con il sonoro), ed un film di 90 minuti contiene circa 130.000 fotogrammi e un numero di inquadrature tra 400 e 600, salvo montaggi concitati legati a stili particolari; non esiste un unico metodo di analisi del film, e qualunque analisi è tendenzialmente interminabile per la vastità degli aspetti insiti in un film, sicché occorre avere ben presente l’obiettivo cui si mira con l’analisi; l’analisi può includere elementi interni al film (sequenze, inquadrature) o esterni (commenti, recensioni), e deve considerare personaggi ed ambienti come “esistenti”, le azioni ed avvenimenti come “eventi” ed i “regimi del narrare”, e questi costituiscono la “narrazione”, mentre per la “rappresentazione” si hanno “messa in scena”, “messa in quadro” e “messa in serie”.
La “inquadratura” pone problemi di definizione, ma è “la porzione di schermo illuminata” dal proiettore, e distingue “campo” e “fuoricampo”, con “campo” come “porzione di spazio visibile” entro uno spazio immaginario che il fruitore deve ricostruire, e “fuoricampo” come non visibile ma interagente con la narrazione, e campo e fuoricampo formano lo “spazio filmico”, e istituiscono una dialettica tra loro che ne determina il senso, in unione con il livello sonoro; l’inquadratura ha 4 lati, il campo ne ha 6, i 4 del piano e i 2 lati dell’al di là del fondo e dell’al di qua della macchina da presa, il cui sguardo viene assunto dallo spettatore; il primo piano, inquadrando una testa, già implica il fuoricampo del corpo cui la testa è attaccata e dell’ambiente in cui esso è collocato; l’immagine filmica scorre ad una certa velocità, ed ha una temporalità astratta ma collocata in uno scorrimento standard, e si ha un continuo movimento, dei personaggi ma anche della macchina da presa, e in specie la panoramica, il travelling (movimento di carrello) e lo zoom.

Tratto da SEMIOLOGIA DEL CINEMA di Massimiliano Rubbi
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