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La percezione del movimento all'origine del cinema



Un altro fisico, tale Emile Reynaud, trasforma il suo gioco da salotto, il Prassinoscopio, inventato nel 1877, e lo perfeziona nel corso degli anni. I perfezionamenti lo porteranno prima a farlo diventare un efficiente apparecchio per la proiezione di immagini animate luminose, e poi, montando le immagini una dopo l’altra, in una sequenza logica, metterà a punto un vero e proprio proiettore. Dal 1892 al 1900, nel suo Teatro Ottico, darà luogo a più di 10.000 proiezioni pubbliche con scene composte da lui stesso. Era però ormai necessario ridurre i tempi di sovrimpressione, sviluppare, insomma, una tecnologia che portasse a quella che sarebbe poi diventata la nostra pellicola. Spostiamoci allora negli Stati Uniti, dove il fotografo Edward Muybridge è riuscito a scomporre il movimento, registrando, nel 1878, un cavallo al galoppo, con l’ausilio di dodici apparecchi che vengono fatti scattare dall’animale stesso non appena colpisce dei fili tesi sulla pista.  Un fisiologo, Etienne Jules Marey, perfeziona il principio e inventa, nel 1882, il fucile cronofotografico, per poi arrivare al cronofotografo nel 1888, che utilizzava una banda mobile di pellicola. Ma siamo ancora lontani: manca la banda perforata, e le fotografie sono separate da distanze irregolari che impediscono a Marey qualsiasi tentativo di proiezione animata, anche se il fucile registrava dodici immagini al secondo, e il cronofotografo venti.

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