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Why me? La paradigmatica e la prova del doppio


Pete Dayton è appena stato complice di una rapina e responsabile dell’assassinio preterintenzionale di Andy (seq. 43b). Si trova ancora nella villa di quest’ultimo e sale le scale in cerca del bagno: Alice gli ha detto che è in fondo al corridoio. Forse la cosa che più lo ha turbato sono quei filmini porno, virati in blu, che ha visto proiettati nel salone, teatro dell’omicidio. Un rivolo di sangue gli scende dal naso e la sua visione ha perso di stabilità: sente lo spazio davanti a sé piegarsi ora d’un lato, ora dall’altro (vertigine oggettiva), o forse è il suo corpo che pare spinto e sbilanciato da una forza imponderabile (vertigine soggettivata, oscillopsia). Il piano superiore (seq. 43c) è inondato, a tratti, da lampi bluastri folgoranti (l’immagine si sovrespone fino al bianco più totale).
L’espressione di Pete è tipica di colui che non riesce a sostenere quanto sta vedendo. La donna si rivolge al protagonista: “Did you want to talk to me? - ella ride - Did you want to ask me “why”?”. La pronuncia di questo why è talmente enfatica che suona come una totale de-negazione della sua assunzione enunciazionale (da parte della donna) e piuttosto come aperta irrisione dell’interlocutore vista l’implicita imputazione del quesito al volto interrogativo di Pete (l’ingenuità della domanda, e la moralizzazione ivi implicata, è motivo di sfottitura). È un perché dissonante che sembra dileggiare, insieme a Pete, tutta la disposizione cognitiva e patemica dello spettatore (di fatto, la tendenziale focalizzazione interna di questa sezione del film mette in parallelo il punto di vista di Pete e quello dell’enunciatario). È un perché che si porta con sé il questionamento della motivazione della distorsione dell’inquadratura, l’interrogazione di questo algido confronto con una serie d’immagini ultra-kitsch, sbavate, eccessive come il brano heavy metal che le accompagna (si tratta di Rammstein, del gruppo omonimo).
L’iperestesia dei lampi in corridoio si tramuta nel languore di un corpo percipiente estenuato fino a deragliare verso sapidità improprie, inascrivibili.
Quando Pete chiude la porta dietro di sé, si assiste a una sorta di disconnessione secca; tutto il processo che aveva portato a quell’acme si trova d’improvviso azzerato, come il volume della musica dei Rammstein. Quello che rimane è il portato di quell’esperienza massimamente perturbante. Vediamo allora di esaminare con calma 1’alta connettività di questa ennesima stanza rossa, che questa volta non ha nulla tuttavia di teatrale, dato che è inondata dal rimestio intimo di una carne perturbata.
Tuttavia, sono soprattutto le immagini del porno che hanno continuato a perturbare Pete; tra l’altro, queste immagini giganteggiavano nell’enorme salotto come se aspettassero proprio uno spettatore elettivo, ossia lo stesso Pete. Andy, quando scende le scale, non degna di uno sguardo il filmino porno proiettato, così come Alice non pare per nulla perturbata dal vedersi sbattuta sullo schermo mentre commercia in sesso.

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