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Le prime carte nautiche

Gli strumenti di cui ogni nave doveva essere dotata constavano in una bussola, in un orologio e in un compasso, che era una carta che per la preferenza data ai fatti marittimi apparteneva a un settore specialistico, quello che si definisce nautico. Queste carte prestano attenzione solamente ai perimetri costieri nei cui riguardi vantano una tale aderenza alla realtà da farne un‘opera unica. Anche queste carte venivano abbozzate dai nocchieri, e la loro definitiva esecuzione avveniva sulla terraferma, in botteghe situate in prossimità dei porti. La definizione di compasso attribuita alle carte nautiche deriva dal disegno della rosa dei venti e quindi del compasso che vi risulta immancabilmente inserito. Il terzo tracciato che compare su alcune carte nautiche medioevali è dato da un sistema di quadrati più grandi e più piccoli articolati in modo che i lati dei quadrati più grandi costituiscono la diagonale di quelli più piccoli. Questo tracciato, per non disturbare il disegno del perimetro costiero, non ricopre mai tutta la superficie delle carte, ma compare solo in periferia, opportunatamente collegato con la rosa dei venti. La presenza di questa quadrettatura consentica la possibilità di disporre di elementi dalle misure ben precise cui rapportare i dati delle lunghezze e delle direzioni in possesso dei marittimi. Inoltre, i lati verticali dei quardati maggiori potevano essere i meridiani e i lati orizzontali dei quadrati maggiori potevano essere i paralleli. L‘aggiunta dei quadrati minori, moltiplicando il numero dei punti di riferimento, si è tradotta a vantaggio di una maggior precisione: questo anche se il fine essenzialmente geometrico della quadrettatura ha portato a trascurare l‘accorciamento che gli archi di parallelo subiscono col procedere della latitudine, che comporta lo stiramento nel senso est-ovest. Si avrà la correzione nel Cinquecento con Mercatore.

Tratto da CARTOGRAFIA E TERRITORIO NEI SECOLI di Elisabetta Pintus
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