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Benessere emotivo e fisico al nido


Una tensione non identificata può portare a conflitti all’interno del nido e con i genitori, e ad assenze frequenti dovute a malattie: il che aumenta il carico di lavoro del resto del personale e crea instabilità. Ciò si ripercuoterà direttamente sui bambini.
La salute fisica
La cura dei bambini richiede uno sforzo fisico e le educatrici devono essere in forma se non vogliono ritrovarsi spossate. Possono avere bisogno di aiuto per pianificare una dieta equilibrata piuttosto che ripiegare su spuntini ricchi di calorie e trovare il tempo, dopo il lavoro, di fare dello sport o praticare un passatempo attivo.
Il mal di schiena è un pericolo ricorrente nei nidi. Un punto importante da tenere in considerazione è quello di non sollevare mai pesi quando non è indispensabile.
Possiamo evitare di sollevare dei bambini pesanti e metterli sul fasciatoio procurandoci una scaletta così che una bambina possa salirci da sola, sotto il nostro controllo. Ci dovrebbero essere sempre sedie del tipo giusto e di giusta altezza. Appena possibile si dovrebbe poter stare seduti su una sedia con misure adeguate agli adulti per coccolare o confortare una bambina. Infatti, da sedute lo sforzo si scarica sulle ginocchia e sui piedi anziché sulla zona lombare.
Le persone che lavorano con bambini piccoli sono soggette a contagi, specialmente se non svolgono questo lavoro da abbastanza tempo per aver sviluppato alcuni anticorpi, e questo spiega l’alto numero di assenze per malattia. Sono possibili alcune misure precauzionali, per esempio una rigorosa igiene personale, lavarsi le mani dopo aver cambiato un pannolino, fare attenzione a come si buttano i fazzoletti di carta e a non usare asciugamani in comune.
Accudimento e perdita
Dal continuo formarsi e sciogliersi di legami affettivi dovuti all’arrivo di bambini nuovi o al loro abbandono del nido, in un’educatrice nasce una forma di stress emotivo associata al fatto che il suo lavoro non è sufficientemente riconosciuto. E qui che la funzione del supervisore è vitale per aiutare l’educatrice ad accettare l’idea di ricoprire un ruolo temporaneo nella vita del bambino, ma anche a considerare che l’esperienza della perdita, sebbene dolorosa, non diminuisce il valore del rapporto sia per se stessa che per il bambino.

Tratto da BAMBINI DA ZERO A TRE ANNI di Anna Bosetti
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