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Istituto Luce e propaganda fascista


Lasciando autonomia quasi piena in campo cinematografico, il regime si appropria dello strumento del cinegiornale. Dopo il primo nel 1927, l’istituto Luce ne produce quattro la settimana e li utilizza per la celebrazione in stile augustea del proprio dittatore, creando un’iconografia ed una simbologia ad hoc. I cinegiornali e la produzione documentaristica del luce mirano a mostrare un’Italia che sotto la guida del fascismo tende alla modernizzazione ed industrializzazione.  Si possono riconoscere quattro fasi nella politica mussoliniana  ognuna delle quali caratterizzata da una diversa marca stilistica delle notizie: fase di esaltazione della ruralità, fasce di borghesizzazione del movimento fascista, fase colonialista e fase di guerra. L’Industria Documentari nasce nel 1938 con il compito di sottrarre il monopolio al Luce ma saranno gli anni di guerra a mettere in risalto i limiti del luce come strumento di propaganda.
Il duce ha una competenza personale nell’utilizzo dei media che gli permette di essere il regista della propria propaganda. Il dittatore si è costruito un proprio divismo mediatico attraverso la capacità di ricoprire i vari ruoli esibendosi con abiti borghesi, sportivi, costumi d bagno, militari.. Negli anni 20 e primi trenta è attento a mostrare la sua provenienza popolare. Con il passaggio al sonoro adatta la propria gestualità e voce al mezzo. Il progressivo adattamento alle strategie propagandistiche naziste e la dichiarazione di guerra portano al declino della figura del divo fino al periodo di Salò in cui nelle rare apparizione si mostrava come un vecchio debole e malato.

Tratto da STORIA DEL CINEMA ITALIANO di Asia Marta Muci
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