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Test psicodiagostici: i fattori di rischio, i fattori protettivi


Negli ultimi 25 anni è aumentato l’interesse per la psicologia della salute e per la prevenzione primaria (ridurre possibilità che persone a rischio si ammalino) tanto che è possibile trovare riviste e addirittura linee di governo (Gran Bretagna) ad esse dedicate.
E’ di fondamentale importanza:
-inquadrare i disturbi psicologici in un sistema classificatorio universale es DMS IV
-servirsi delle tecnologia (es informatica) come supporto
-assumere una prospettiva ecologica che evidenzia fattori di rischio e protezione in funzione di      interventi per i singoli o le comunità.
C’è stato anche un passaggio da un’ottica positivista che ipotizzava una base neurofisiologica comune per spiegare l’uguaglianza di tutti i fenomeni psicologici in tutti i paesi del mondo, ad una maggiore attenzione alla diversità tra culture (distinzione tra dimensione etic=generalizzabile a tute le culture, e  emic=specifica di una cultura). In più si è allargato l’intervento dalla situazione diadica ai rapporti con le collettività: scuole, strutture lavorative ecc.
In tutti gli studi di prevenzione l’efficacia risulta maggiore se l’intervento avviene in modo interdisciplinare: collaborazioni tra psicologi e insegnanti o professioni mediche ad es. I problemi di prevenzione più studiati negli ultimi anni riguardano l’età infantile e adolescenziale (disturbi dell’apprendimento, di socializzazione, pericolo fisico o psichico per minori), si pensi che si identificano nel 25% dei ragazzi, al termine della scuola secondaria superiore, disturbi psicopatologici. Per ciò che concerne gli adulti ci si è concentrati su tematiche connesse al lavoro: mobbing, burn-out, rapporti con colleghi ecc. Gli studi sui problemi della terza età mettono in rilievo la diagnosi dei problemi cognitivi, fondamentali per il mantenimento dell’autonomia.

Tratto da I TEST IN PSICOLOGIA di Antonino Cascione
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