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Diagnosi e terapia dello stroke


E’ importante sapere se si tratta di stroke ischemico o emorragico perché l’approccio terapeutico è diverso.
La diagnosi si fa su base neuroradiologica, si fa una neuro immagine, una TAC, che permette immediatamente di differenziare l’evento emorragico dall’evento ischemico.

Se è un ictus ischemico, la TAC viene perfettamente normale in quanto la necrosi non si è realizzata nella maniera definitiva (si sono avviati tutti i processi di degenerazione necrotica, di rammollimento ischemico, ma ancora nell’arco di 3-5-7 ore non si è verificato).
La terapia, se è un fatto ischemico, è caratterizzata dalla somministrazione di antiaggreganti, da calciparina che è un anticoagulante a basso peso molecolare.

Per quello ischemico ci sono anche degli approcci terapeutici in acuto: si inietta una sostanza per via carotidea che è un attivatore del plasminogeno tissutale che determina la lisi del trombo e così si riperfonde il vaso ostruito.
Il tutto deve essere fatto a distanza di 3 – 4 ore dall’evento ischemico (e questo non è facile che avvenga), il soggetto non deve essere diabetico, non deve essere iperteso, non deve avere oltre gli 80 anni, non deve avere problematiche di altre malattie, non deve prendere altri farmaci, deve essere al suo primo stroke, anche perché a volte il rischio di questa terapia è l’emorragia seguita a volte anche dal decesso (per cui un soggetto non muore per l’ictus ma muore per la terapia).
Un altro motivo che limita molto l’uso di questa metodica è che quando noi abbiamo un soggetto che ha i segni classici dell’ictus, la TAC è negativa, noi a 3 – 4 ore non possiamo mai sapere se l’evento ischemico è transitorio o meno.
Noi il TIA lo abbiamo definito come quella sintomatologia acuta che però regredisce nell’arco di 24 ore senza lasciare nessun segno né clinico né radiologico, nel senso che in realtà il danno cellulare, la morte cellulare non c’è stata; quindi noi non possiamo sapere a tre ore se siamo davanti ad un TIA, per cui rischiamo di fare la terapia ad una persona che guarirebbe da sola.  

Se è un ictus emorragico,invece, visibile alla TAC perché si verifica un travaso ematico, si sospendono gli antiaggreganti o anche gli anticoagulanti (se li facevano prima ovviamente) e si somministrano gli antiedemigeni (prima di tutto il cortisone, ma anche glicerolo e magnitolo, hanno il compito di richiamare acqua nel sistema venoso, in modo da poterla eliminare).

L’anticoagulante viene dato ai soggetti che hanno un rischio di fare trombosi, esempio un soggetto con cardiopatia embolica (cioè una cardiopatia con fibrillazione) oppure un diabetico con cardiopatia fibrillante.

L’unico caso in cui un soggetto va operato d’urgenza è nell’emorragia sub-aracnoidea, oppure quando c’è un ematoma sub-durale (che sono emorragie superificiali).

Tratto da NEUROLOGIA di Irene Mottareale
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