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L’analisi del sistema internazionale europeo di Schroeder

L’analisi del sistema internazionale europeo di Schroeder
Attraverso l’analisi del sistema internazionale europeo tra il 1815 e il 1945, Schroeder si propone proprio di indagare le alleanze come strumenti di controllo e gestione. 
La principale alleanza dopo il Congresso di Vienna (1814-15) fu la Quadruplice Alleanza del novembre 1815, che univa Austria, Gran Bretagna, Prussia e Russia, a difesa degli assetti di pace. 
Lo stesso obiettivo di cooperazione portò le 4 potenze ad accettare, nel 1818, l’ingresso della Francia, dando vita alla Quintupla Alleanza.
Ovviamente, questa alleanza aveva l’obiettivo di mutua sicurezza contro un risveglio dell’imperialismo francese o contro qualunque altra minaccia allo status quo. 
Tuttavia, non meno importante per queste potenze era il loro desiderio di cooperare nella gestione del sistema internazionale.
La Santa Alleanza del settembre 1815 riunì Austria, Prussia e Russia.
Il vero trattato non sembrava costituire un valido strumento operativo, dal momento che non conteneva alcun casus foederis. 
Tuttavia, la Santa Alleanza divenne molto importante per i suoi scopi di sicurezza; in particolare, ciascuno dei 3 alleati era geloso rivale degli altri 2, pur mantenendo tutti e 3 gli stessi obiettivi conservatori ⇒ ciascuno dei 3 usò l’alleanza per controllare gli alleati e per gestire le rivalità intra-alleati, soprattutto in Germania, in Italia, in Polonia e nel Vicino Oriente, così da evitare il rischio di un conflitto.
Le rivoluzioni del 1848 posero fine alla stabilità che era prevalsa in Europa sin dal 1815, causando non solo sollevazioni interne, ma anche tensioni e conflitti internazionali, che minacciarono di distruggere il complesso sistema di alleanze che si era creato. 
È però sorprendente notare che le principali alleanze pre-revoluzione riuscirono a sopravvivere a questa sfida. 

La Guerra di Crimea (1853-56), che vide Turchia, Gran Bretagna, Francia e Sardegna opporsi alla Russia, portò naturalmente alla formazione di alleanze principalmente come strumenti di guerra ⇒ strumenti di aggregazione di potenza. 
Anche in questo conflitto, tuttavia, le alleanze continuarono ad operare come importanti mezzi di gestione e di controllo. 
L’alleanza anglo-francese, formalizzata nel 1854, non fece che sviluppare l’entente costruita nel 1853 dalla Gran Bretagna con la Francia, allo scopo di limitare quest’ultima e di gestire la crisi orientale. 
Un altro esempio di pactum de contrahendo formatosi durante la Guerra di Crimea fu l’alleanza austro-prussiana del 1854. 
L’Austria firmò questa alleanza per avere il supporto della Prussia e della Germania contro la Russia. 
Allo stesso tempo, però, l’Austria sperava, con questo patto, di costringere la Prussia e gli Stati tedeschi ad accettare la leadership austriaca sia in Germania sia negli affari europei. 
Sebbene le alleanze promosse da Bismarck dal 1863 al 1870 siano perlopiù esempi di aggregazione di potenza a scopi espansionistici, il Cancelliere prestò comunque grande attenzione alla gestione degli alleati. 
L’alleanza austro-prussiana del 1863 contro la Danimarca non fu di certo mossa da necessità militari o di sicurezza. 
Il motivo principale che spinse Bismarck ad allearsi con l’Austria era di compromettere quest’ultima, così da rovinarle la reputazione tra le potenze occidentali (e soprattutto con la Gran Bretagna), con i nazionalisti tedeschi e tra i piccoli Stati tedeschi. 
Attraverso il sistema di alleanze che riuscì a costruire, Bismarck gestì egregiamente il sistema europeo, garantendone la pace e la stabilità in quegli anni. 
Tuttavia, tale sistema era ingestibile nel lungo periodo, e la creazione di una potente Germania ad opera dello stesso Bismarck fu in parte responsabile di tale ingestibilità.
Il ruolo giocato dalle alleanze nello scoppio della Prima Guerra Mondiale è stato studiato infinite volte, con la conclusione che fu l’eccessiva rigidità del sistema delle alleanze a portare allo scoppio del conflitto su scala mondiale ⇒ se le potenze non fossero state così strettamente legate, una disputa tra vicini non avrebbe mai portato allo scoppio di una guerra tra 5 grandi potenze. 
Secondo Schreoder, però, è vero l’esatto contrario, dal momento che questa tanto evidenziata rigidità delle alleanze non era poi così reale: 
– la Gran Bretagna non era strettamente compromessa con la Francia nel 1914, e non lo era affatto con la Russia; 
– la Germania nel 1912-13 non era coinvolta nella politica austriaca nei Balcani; 
– l’Italia non era fondamentalmente coinvolta; 
– la Romania aveva scelto una politica di neutralità. 
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Schroeder afferma che fu un’eccessiva fluidità delle alleanze, non una loro eccessiva rigidità, ad allargare il conflitto su scala mondiale, rendendo timori e speranze altamente incerti. 
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– l’Austria temeva di perdere la Romania come alleato, nonché di dover affrontare una nuova Lega balcanica; 
– la Germania temeva che la Gran Bretagna si alleasse apertamente con la Francia e la Russia, anche se allo stesso tempo sperava che scegliesse di rimanere neutrale di fronte ad un conflitto continentale; 
– la Germania temeva anche che l’Impero austro-ungarico collassasse o che scegliesse la neutralità; 
– i leader austriaci e tedeschi speravano che la Russia non sostenesse la Serbia di fronte alla decisione Austriaca di punirla per l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando. 
L’assenza di un controllo intra-alleanza nella rete che nel 1935-36 unì Francia, Cecoslovacchia e Unione Sovietica non portò ad esisti migliori. Questa alleanza aveva il solo scopo di opporsi alla Germania. Eppure, propria la mancanza di gestione interna segnò la debolezza del sistema, fino agli eventi del 1938: 
– gli ostacoli geografici impedirono agli alleati di aiutarsi concretamente (in particolare la Russia nei confronti della Cecoslovacchia); 
– la mancanza di accordi o convenzioni militari; 
– le opposizioni interne all’alleanza; 
– la reciproca diffidenza tra le parti; 
– (soprattutto) nessuno degli alleati era in grado di esercitare un’effettiva influenza sugli altri e sulle politiche che riguardavano direttamente l’operato dell’alleanza. 
La Grande alleanza tra Gran Bretagna, USA ed Unione Sovietica durante la Seconda Guerra Mondiale servì principalmente come strumento di potere, contro il nazi-fascismo. 
Tuttavia, nel lungo periodo, aveva anche lo scopo di controllare e gestire i problemi e gli alleati. La questione di vitale importanza per la Gran Bretagna era di rimanere una “Grande Potenza” ⇒ doveva difendere i suoi interessi di fronte ai 2 giganti (USA ed URSS). 
Sebbene diffidente nei confronti dell’Occidente, Stalin avrebbe certamente voluto mantenere comunque l’alleanza, sia per ottenere i necessari aiuti per la ricostruzione post-bellica, sia perché sperava che si instaurasse una sorta di principio do ut des (⇒ alleanza, ma totale libertà di gestione dei rapporti interni e con i rispettivi vicini). 
Gli USA più di tutti combatterono per ottenere una schiacciante vittoria finale. Tuttavia, la loro battaglia aveva come obiettivo anche la gestione e il controllo delle Grandi potenze (secondo l’ideale dei “4 poliziotti” di Roosevelt).

La Grande alleanza tra Gran Bretagna, USA ed Unione Sovietica durante la Seconda Guerra Mondiale servì principalmente come strumento di potere, contro il nazi-fascismo. 
Tuttavia, nel lungo periodo, aveva anche lo scopo di controllare e gestire i problemi e gli alleati. 

La questione di vitale importanza per la Gran Bretagna era di rimanere una “Grande Potenza” ⇒ doveva difendere i suoi interessi di fronte ai 2 giganti (USA ed URSS). 
Sebbene diffidente nei confronti dell’Occidente, Stalin avrebbe certamente voluto mantenere comunque l’alleanza, sia per ottenere i necessari aiuti per la ricostruzione post-bellica, sia perché sperava che si instaurasse una sorta di principio do ut des (⇒ alleanza, ma totale libertà di gestione dei rapporti interni e con i rispettivi vicini). 
Gli USA più di tutti combatterono per ottenere una schiacciante vittoria finale. Tuttavia, la loro battaglia aveva come obiettivo anche la gestione e il controllo delle Grandi potenze (secondo l’ideale dei “4 poliziotti” di Roosevelt).

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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