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Lavoro e società: nuovi valori, nuovi problemi

Lavoro e società: nuovi valori, nuovi problemi 


Oggi intendiamo il lavoro non solo come mezzo di sostentamento ma anche come realizzazione di sé, delle proprie capacità. 
Nell'antichità invece non era tenuto in conto. Il disdegno aristocratico verso il lavoro manuale dura sino a tutto il 1700, questo ha contribuito a dividere la società in due: coloro che comandano e coloro che ubbidiscono. 
Già nel 1700 la progressiva meccanicizzazione dell'industria tessile, poi la macchina a vapore, il carbone , il cambiamento dei trasporti fan si che il lavoro diventa l'elemento centrale della nuova società, ciò che conta è la forma che assume il lavoro nell'industria. 
Il capitalismo che si afferma è contraddistinto dalla separazione tra chi possiede i mezzi di produzione e chi possiede solo il suo lavoro come merce che mette a disposizione dei produttori. Anche i proprietari lavorano ma il loro compito è la gestione e il recupero del denaro. Il mercato del lavoro è però squilibrato perché i proprietari hanno mezzi socio-culturali-politici per gestirlo mentre i lavoratori no. Quello che si determina in pratica è lo sfruttamento (l'altra faccia del lavoro industriale). 
In Francia la rivista "l'Industrie" diffonde l'idea di un progresso economico a cui lavoratori ed imprenditori partecipano in ugual misura (articolo di Saint-Simon), il lavoro diventa il luogo in cui si può ritrovare l'uguaglianza tra gli uomini. Questa visione contribuirà ad aprire la strada al nuovo SOCIALISMO NASCENTE. 
L’800 romantico è il tempo delle grandi passioni patriottiche, è il tempo delle grandi storie d’amore e dei sentimenti più accesi ma è anche il tempo in cui l’oppressione delle classi lavoratrici appare in tutta la sua evidenza. 
La lotta degli operai per migliorare le loro condizioni di vita sarà lunga, difficile, spesso sanguinosa, per tutto il corso del XIX secolo ed oltre. Il movimento dei lavoratori può nascere ed organizzarsi grazie anche alle concentrazioni di mano d’opera che la grande industria esige. Essere nello stesso luogo, scambiare idee almeno nei momenti di pausa, parlare e spiegare: tutto ciò serve per attuare momenti di aggregazione non solo “politica” ma anche umana per tanti che sono analfabeti, sradicati dalle loro comunità, spesso sperduti in grandi città. 

Tratto da LA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ di Ivan Ferrero
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