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Virtù e vizi della parola


La narrazione di sé, pur prudente, non è soltanto esposizione dei propri vizi e giustificazione di essi, ma è l'inizio di uno stato di coscienza che non equivale automaticamente a una remissione del danno per sé e per gli altri.
La virtù del comunicare, nel confessarsi diviene anche vizio, malattia. Si pecca per raccontare i vizi e si è virtuosi per essere raccontati. La capacità di silenzio, di transitare dall'eloquio iterativo al pensiero interiore, si fa virtù in quanto superamento dell'eccesso di parola.
La parola è sede di vizi minori: irascibilità concitata, presunzione conclamata, esibizionismo narcisista e plateale, l'istrionismo deduttivo. Essi sono anche considerati apprezzate virtù spettacolari, arti forensi e didattiche insegnate in scuole per attori.

Tratto da NUOVE VIRTÙ di Anna Bosetti
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