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Edouard Manet


(1832 – 1882): Manet espone al salon des rifuse, e la sua opera crea scandalo per l’assurdità del soggetto. Manet non era rivoluzionario, ma non accetta il programma realista di Courbet. Il suo proposito era di dipingere quello che si vede.
- Colazione sull’erba: Manet studia molto la composizione di questo quadro. Il tema della conversazione di figure nude e vestite in un paesaggio è quello de “il concerto campestre” di Tiziano, la composizione ripete un gruppo di divinità fluviali in “giudizio di Paride” di Raffaello. Manet non si preoccupa del soggetto in quanto azione, ma lavora un materiale compositivo e tematico che appartiene alla storia della pittura. Ma come uomo del proprio tempo, trasforma le divinità fluviali in parigini in vacanza, il concerto in colazione all’aperto, e traspone la composizione classica. Le figure si presentano come zone di colore piatte, l’incarnato è pastoso, non ci sono chiaroscuri e la luce non è raggio che colpisce i corpi, ma si immedesima con la qualità del colore. Il paesaggio manca di struttura prospettica, non si distingue molto la differenza tra l’acqua e il prato, non c’è un confine preciso. Non c’è più la distinzione tra i corpi solidi e lo spazio. Manet non vede le figure dentro, ma CON l’ambiente. Vuole rendere la sensazione dallo stato puro = stato della coscienza.
Tra tutte le macchie di colore vi sono rapporti: molto tipico la natura morta di vesti e di frutta in primo piano, il celeste delle stoffe e il verde delle foglie, il giallo del pane e il rosso dei frutti… anche la scelta dei colori è basata su questo sistema di accordi. La pennellata è larga e costruttiva.
Manet non vuole fare parte del gruppo degli impressionisti che lo consideravano la loro guida ideale, ma nell’ultimo decennio si avvicina sempre di più a loro sviluppando la pittura en plein-air.

Tratto da L'ARTE MODERNA di Silvia Lozza
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