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Il concetto di territorialità



Una delle realtà della vita è che gruppi e Paesi tracciano intorno a sé dei confini e dividono lo spazio in territori che vengono difesi, qualora si renda necessario. Alcuni vedono il concetto di territorialità – l’attaccamento emotivo alla propria terra e la difesa di essa – come una spiegazione basilare a gran parte delle azioni e delle risposte dell’uomo.  I tipi di spostamento che gli individui compiono, e quindi l’estensione del loro spazio di attività, dipendono da almeno tre variabili interrelate: il loro stadio nel corso della vita (età); i mezzi di mobilità a loro disposizione; le esigenze e le opportunità implicite nella loro attività quotidiane. La prima variabile, lo stadio nella vita, fa riferimento a fasce specifiche di età. La seconda variabile che incide sull’estensione dello spazio di attività è la mobilità o capacità di viaggiare. Una considerazione informale dei costi e degli sforzi richiesti per superare l’attrito della distanza è implicita. Un terzo fattore che limita lo spazio di attività è la valutazione individuale dell’esistenza di possibili attività od opportunità. Nelle economie di sussistenza, nelle quali le necessità della vita quotidiana vengono soddisfatte entro le mura domestiche, la spinta per viaggi lontani da casa è minima. Non solo le attività sono ristrette dal punto di vista spaziale, ma lo spazio di consapevolezza – il fatto di conoscere ubicazioni di opportunità al di là del normale spazio di attività – è minimo, distorto o assente. Meno certo è l’impatto negativo delle valutazioni dei rischi naturali sull’interazione spaziale o sulle decisioni di spostamento, dove per rischi naturali si intendono quei processi o eventi nell’ambiente fisico che non sono causati dagli esseri umani, ma che hanno conseguenze dannose su di essi. Si distinguono tra rischi cronici, ma di basso livello, come i minerali dannosi per l’acqua potabile, ed eventi con gravi conseguenze, ma a bassa probabilità, come gli uragani, i terremoti, le frane e così via. I rischi rimediabili di basso livello non sembrano dare origine a percezioni negative dello spazio. Sono molte le ragioni per cui un pericolo naturale non scoraggia l’insediamento o non incide negativamente sulle decisioni spazio-comportamentali. Assume particolare rilievo la credenza consolidata che la probabilità di un terremoto o di un’alluvione o di un’altra calamità naturale sia abbastanza remota da non rendere ragionevole o urgente modificare il comportamento a causa di essa. Gli individui sono influenzati dal loro innato ottimismo, dall’incapacità di prevedere la tempistica o la gravità di un evento calamitoso, dalla loro esperienza pregressa in aree ad alto rischio. Se non hanno subito molti danni nel passato, gli individui possono essere ottimisti riguardo al futuro; se, invece, i danni passati sono stati notevoli, essi possono essere indotti a pensare che la probabilità di ripetizione nel futuro sia bassa.

Tratto da I CONCETTI CHIAVE DELLA GEOGRAFIA di Gabriella Galbiati
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