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La teoria manageriale dello sviluppo dimensionale


Secondo la teoria manageriale dello sviluppo dimensionale, i manager sono più interessati all’espansione dell’impresa perché ciò si traduce in un irrobustimento dell’organizzazione (garanzia di sopravvivenza), nell’assunzione di un maggiore forza nei confronti della concorrenza e, sovente, nell’incremento delle retribuzioni ai livelli più elevati di direzione. Con lo sviluppo dimensionale si ottengono insieme obiettivi di stabilità, prestigio e miglioramento economico.

Il rapporto tra la massimizzazione del profitto e il tasso di sviluppo dell’impresa può leggersi attraverso il legame dell’autofinanziamento: possiamo collegare i processi di investimento alla creazione di autofinanziamento tramite reinvestimento del profitto piuttosto che all’indebitamento. Dunque, crescita del profitto, aumento dell’autofinanziamento e incremento degli investimenti sono maglie della stessa catena di comportamento. E’ questa la teoria della crescita sostenibile. Così, nel tempo lungo, non vi è antinomia tra massimizzazione del profitto e delle vendite.

La gerarchia nella scelta è destinata ad essere ordinata in funzione dell’elemento tempo. Nel corso delle gestione si potranno individuare degli obiettivi di breve e lungo termine. Secondo alcuni, l’obiettivo a lungo termine è il massimo profitto, secondo altri il massimo sviluppo dimensionale. Per i sostenitori della prima teoria, lo sviluppo delle vendite dovrebbe essere un mezzo per ottenere il massimo profitto; per quelli della seconda, lo sviluppo delle vendite sarebbe il fine, la massimizzazione del profitto il mezzo.

Tratto da GESTIONE DELL’IMPRESA di Domenico Valenza
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Dettagli appunto:

  • Autore: Domenico Valenza
  • Università: Università degli Studi di Catania
  • Titolo del libro: Economia e Gestione dell’Impresa
  • Autore del libro: S. Sciarelli
  • Editore: Cedam, Padova
  • Anno pubblicazione: 1997

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