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La teoria di Eysenck


Il punto di partenza per la teoria di Eysenck è l’identificazione di due super-fattori: estroversione- introversione e nevroticismo, ai quali successivamente aggiunge lo psicoticismo.
Questi tre fattori sono posti all’apice di un’organizzazione gerarchica nella quale ogni superfattore (es. estroversione) somma un insieme di tratti più specifici (es. socievolezza, impulsività, vivacità e eccitabilità) che a loro volta sommano configurazioni comportamentali abituali (es. divertire le persone), che organizzano una varietà di comportamenti specifici al livello più basso della gerarchia (es. raccontare barzellette).
L’esame delle differenze individuali viene effettuato tramite un questionario di 100 item distribuiti tra le scale E (estroversione), N (nevroticismo), P (psicoticismo) ed una scala di controllo L (lie) intesa ad accertare la veridicità e l’affidabilità delle risposte date.
Gli introversi, a causa di un elevato livello interno di eccitazione (arousal) tendono ad evitare la stimolazione esterna per evitare un eccesso di stimolazione. Gli estroversi, portatori di un basso livello di eccitazione, ricercano nuove o più intense stimolazioni esterne per preservare o realizzare un livello di stimolazione ottimale.
Il nevroticismo (stabilità/instabilità emotiva) viene posto in relazione con l’attivazione (activation) del cervello viscerale (ippocampo, amigdala, setto, cingolo e ipotalamo) che presiede alla regolazione della vita emotiva.
Nello psicoticismo convergono elementi di impulsività, ricerca di sensazioni, asocialità, irresponsabilità, autonomia, aggressività, e nelle forme estreme reazioni frequentemente associate a criminalità, schizofrenia paranoidea e psicosi maniaco depressiva.

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