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Il riconoscimento della pubblicità


Uno degli aspetti da considerare nel rapporto tra bambini e pubblicità è il grado di fiducia e credibilità a essa attribuita in relazione all’età dei bambini.
Verso gli 8 anni, i bimbi ritengono che la pubblicità dica cose vere, che fornisca ottimi consigli per gli acquisti e che le persone che parlano negli spot dicano la verità sempre.
Questo grado di credibilità diminuisce solo con l’aumentare dell’età.
Tuttavia  riconoscere la pubblicità non significa comprenderne la natura commerciale.
Se da una parte si afferma che i bambini sono un pubblico attivo in grado di dirigere la propria attenzione su determinati contenuti piuttosto che altri, dall’altra, a causa della loro scarsa esperienza e delle limitate abilità cognitive, non sono in grado di capire e valutare ciò che stanno guardando e difendersi.
I bambini sono soggetti fragili, sensibili, sprovveduti e vulnerabili dal punto di vista psicologico perché non hanno capacità e abilità mentali sviluppate. La comprensione della comunicazione pubblicitaria varia infatti  a seconda dell’età del bambino e quindi a seconda del livello di sviluppo cognitivo raggiunto.
Per poter essere efficace il messaggio pubblicitario deve essere compreso con chiarezza e memorizzato, riuscendo così a raggiungere il suo obiettivo finale: modificare l’atteggiamento o il comportamento del bambino.

Tratto da MANUALE DI PSICOLOGIA DEI CONSUMI di Priscilla Cavalieri
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