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Alleanza di garanzia

ALLEANZA DI GARANZIA: Gran Bretagna e Province Unite (1702-1756) 

Omogeneità e asimmetria caratterizzano per molti decenni la lunga alleanza tra la Gran Bretagna e le Province Unite: il legame originario che unisce i 2 paesi risale al 1678 e persiste, sulla carta, per più di un secolo, sino alla dichiarazione di guerra da parte inglese del 1780. 

Anche se occorre attendere l’incoronazione di Guglielmo III a Re d’Inghilterra nel 1689, a seguito della Gloriosa Rivoluzione, per assistere ad una stretta collaborazione antifrancese tra i 2 paesi, è comunque significativo che sia un sovrano Carlo II, spesso criticato per la sua politica filofrancese, a concludere con le Province Unite i 2 trattati, uno commerciale, l’altro di alleanza, che costituiscono le fondamenta delle relazioni tra i 2 paesi anche nel secolo successivo: 
− Al termine della terza guerra anglo-olandese, nel 1674, viene raggiunto un accordo commerciale che si rivelerà poi estremamente vantaggioso per le Province Unite: esso prevede che quando uno dei 2 firmatari è in guerra e l’altro neutrale, valga il principio “free ships, free goods” = il neutrale può commerciare con il nemico altrui, esclusi i materiali bellici. 
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Se al momento della stipulazione è la Gran Bretagna che trae i maggiori benefici dal trattato, dopo la Pace di Utrecht (1713) le parti saranno invertite: la grande cautela mostrata dalle Province Unite nel non farsi coinvolgere in ulteriori conflitti permetterà loro di sfruttare al meglio il trattato, approfittando delle guerre che la Gran Bretagna si trova a combattere, per conseguire notevoli guadagni ai danni del commercio inglese. 
− Nel 1678, il Parlamento inglese, preoccupato della possibilità che la costa delle Fiandre resti in mano alla Francia, costringe Carlo II a stipulare un’alleanza difensiva con le Province Unite. Il trattato specifica, tra le altre cose, esattamente il tipo e la quantità di aiuto che una parte porterà all’altra se attaccata. 

La cosa interessante è che il trattato commerciale e quello di alleanza finiscono ben presto con l’avere un effetto combinato quasi paradossale: il trattato commerciale, da una parte, scontenta la Gran Bretagna, ma, dall’altra, proprio perché esiste il serio rischio che gli olandesi traggano profitto dalle guerre inglesi rimanendo neutrali, l’alleanza del 1678 acquista una rilevanza ben più grande ⇒ finché le Province Unite sono disposte a rispettare gli impegni previsti dal trattato del 1678, i diritti commerciali inglesi sono fatti salvi. 
Allo stesso modo, per gli olandesi, senza l’alleanza navale, la protezione nei confronti della Francia verrebbe meno; ma l’alleanza navale, al tempo stesso, può essere lo strumento con il quale la Gran Bretagna limita il commercio olandese. 
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È su queste basi che i 2 alleati collaborano strettamente per tutti gli anni ’90, sotto la stessa guida politica e su una base di sostanziale parità (il contributo militare da essi fornito è pressoché equivalente), per contenere la potenza navale e commerciale della Francia e per difendere i Paesi Bassi. 
TUTTAVIA, la Gran Bretagna sfrutterà la guerra per dotarsi di una flotta che le permette di ottenere la preponderanza navale, organizza un discreto esercito e riforma la sua struttura finanziaria ⇒ il rapporto di parità cede ben presto il passo ad una relazione asimmetrica, nella quale il perseguimento della causa comune è dettato, nei modi e nei tempi, dalla parte più forte. 
Le vicende legate all’ultima fase della guerra di Successione spagnola ne saranno la prima manifestazione. 
L’analisi fatta da M. Cesa riguarda dunque il periodo compreso tra la guerra di Successione spagnola e quella dei Sette Anni, per i seguenti motivi: 
− la vera collaborazione antifrancese inizia con 10 anni di ritardo rispetto al trattato del 1678, e più precisamente in occasione della guerra della Lega di Augusta (1689-1698); 
− in questo periodo, i 2 paesi sono entrambi retti da Guglielmo III d’Orange, che riunisce nella sua persona il titolo di Stadtholder e di Re d’Inghilterra ⇒ questo rende problematica la separazione, a fini analitici, del ruolo britannico da quello olandese; 
− nei primi decenni, i rapporti di forza fra i 2 alleati sono sostanzialmente alla pari. 

Nella prima metà del XVIII secolo, l’espressione “potenze marittime” è parte integrante del linguaggio della diplomazia e della politica europea. Inoltre, esse, assieme all’Austria, formano quello che in Inghilterra verrà chiamato Old System = il dispositivo diplomatico antifrancese che ha origine in occasione delle lotte contro Luigi XIV. 
Le “potenze marittime” vengono accomunate non solo perché entrambe traggono dal mare forza e ricchezza, ma anche perché si assume che esse abbiano interessi simili ⇒ siano “alleate naturali”. Del resto, è questo il modo in cui i 2 paesi si guardano reciprocamente: la preoccupazione ampiamente condivisa nei confronti dell’espansionismo francese è sufficiente a passare sopra alla tradizionale rivalità coloniale e commerciale tra i 2 Stati ⇒ entrambi vogliono limitare la crescita navale, coloniale e commerciale della Francia e, più in particolare, vogliono difendere i Paesi Bassi: 
− le Province Unite, perché sono consapevoli dell’estrema vulnerabilità della loro frontiera meridionale; 
− la Gran Bretagna perché l’alleanza con le Province Unite è un indispensabile legame con il continente. 

La Gran Bretagna e le Province Unite, è bene ricordarlo, hanno appena combattuto 3 guerre per il controllo delle rotte marittime ⇒ sono tutto fuorché “alleati naturali”. 
Ma l’interesse anglo-olandese nei confronti dei Paesi Bassi non si esaurisce nel comune impegno ad impedire alla Francia di dominarli; esso si estende sino ad impedire all’Austria, quando ne entra in possesso, di far rivivere la loro prosperità commerciale. 
A questo fondamentale interesse strategico ed economico nei confronti dei Paesi Bassi e della Francia si affianca poi un profondo legame confessionale: le Province Unite sono anche garanti della successione protestante sul trono inglese. D’altra parte, un Re Stuart farebbe rivivere, per la Repubblica olandese, lo spettro di un accerchiamento da parte delle potenze cattoliche. 
Sono soprattutto le guerre contro la Francia, che durano quasi ininterrottamente dal 1672 al 1713, ad essere le radici di una crisi finanziaria dalla quale le Province Unite non si riprenderanno più e che le spingerà in modo via via più accentuato a defilarsi e rinunciare ad avere un ruolo autonomo e significativo nella politica internazionale. L’aggressione francese del 1672 viene di solito considerata un vero e proprio trauma nazionale per le Province Unite: da allora, la Francia verrà vista come il principale nemico, la minaccia più seria alla sicurezza del paese. 
Se esse riescono ancora, in qualche occasione, ad influenzare in modo significativo la politica estera britannica dopo il 1713 è perché nessuno si rende ben conto della misura del suo declino economico e navale (sino alla metà del secolo, infatti, sono ancora considerate da tutti una Grande Potenza) ⇒ il prezzo inevitabile è una crescente dipendenza nei confronti dell’alleato inglese, al quale si chiede sicurezza per essere lasciati liberi di commerciare. 
Senonchè, la Gran Bretagna non è affatto disposta a prestarsi a questo gioco, dal momento che le province Unite sono il suo più grande rivale commerciale ⇒ si delinea una delle tensioni più caratteristiche dell’alleanza di garanzia: da una parte, l’alleato minore, una volta ottenuta la sicurezza, tende a comportarsi da free rider, 
− tentando sistematicamente di evitare ulteriori impegni, 
− ricercando una sua autonomia di manovra, 
− sfruttando a questo fine persino le difficoltà in cui può trovarsi l’alleato maggiore (ovviamente, finché queste non vanno ad incidere sulla sicurezza comune); 

dall’altra parte, l’alleato maggiore, in quanto garante della sicurezza comune, tende a far leva sulla dipendenza dell’alleato minore per assicurarsi una sua partecipazione attiva anche in ambiti che esulano da quello esplicitamente previsto dall’alleanza. 
Anche se Guglielmo III si mostra subito ostile alla prospettiva che un Borbone (Filippo V d’Angiò) erediti il trono di Spagna, nel 1700, ampi settori dell’opinione e dei gruppi dirigenti, tanto in Gran Bretagna quanto nelle Province Unite, non sono inizialmente disposti a lanciarsi in una nuova guerra contro la Francia, unita alla Spagna. 
MA, in pochi mesi, Filippo V giunge a Madrid, mentre truppe francesi, in suo nome, prendono possesso dei Paesi Bassi, costringendo gli olandesi ad evacuare le loro fortezze nella regione. 
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La Grande Coalizione dell’Aja, del 1701, è l’unione di 3 paesi (Gran Bretagna, Province Unite, Austria) contro un nemico comune, che minaccia di mettere a repentaglio i loro interessi vitali ⇒ in questa fase, l’omogeneità dell’asse anglo-olandese non potrebbe essere più netta: i 2 paesi reagiscono alle stesse minacce, e cercano di trarre profitto, in modo reciprocamente compatibile, dalle varie opportunità che si presentano loro. 
L’omogeneità dell’alleanza non deve però far perdere di vista la sua natura asimmetrica. Tale squilibrio è ben riflesso nel monopolio inglese del comando militare: durante la guerra di Successione Spagnola, anche quando le dimensioni dell’esercito olandese sono molto più grandi di quello inglese, il duca di Marlborough è sempre al comando delle forze alleate; inoltre, sul mare, la flotta alleata è sottoposta agli ordini di un ammiraglio inglese, il quale ha anche il diritto di votare per ultimo nei consigli di guerra. 
Inoltre, nel 1703, il trattato del 1678 subisce un’importante modifica: su insistenza delle Province Unite, il casus foederis viene ampliato fino a includere warlike preparations = una parte può ora chiedere l’aiuto dell’altra anche prima di essere attaccata. 
Alla nuova assertività britannica, si contrappone però una certa passività olandese: tra gli alleati, infatti, emergono ben presto alcune differenze riguardo alla distribuzione dei costi delle operazioni congiunte e, in generale, le Province Unite sono sempre più restie a farsi coinvolgere in spedizioni oceaniche, soprattutto nelle Indie Occidentali. 
Questo rivela una debolezza via via crescente, relativamente all’alleato; infatti, mentre la Gran Bretagna si muove con grande sicurezza sui vari scacchieri terrestri e marittimi, l’attenzione delle Province Unite è sempre più concentrata solo sui Paesi Bassi, dove lo scontro con la Francia è particolarmente duro e impegnativo. 
A seguito dell’espulsione dei francesi dalle Fiandre, nel 1706, l’obiettivo olandese diventa quello di ottenere dall’alleato inglese la promessa di appoggio nei negoziati che si terranno alla fine della guerra con l’Austria, per giungere ad una sistemazione soddisfacente delle fortezze di barriera ⇒ la Gran Bretagna accetta la tesi olandese per la quale la sicurezza dei 2 paesi è strettamente interdipendente e che essa può essere garantita solo con una massiccia partecipazione olandese alla difesa dei Paesi Bassi. MA questi hanno acquisito, per entrambi gli alleati, un’importanza economica, che si rivela subito fonte di attrito. 
I rapporti tra i 2 alleati si fanno ancora più tesi quando si ripropone il problema della liceità o meno del commercio con il nemico: all’inizio della guerra, infatti, gli olandesi avevano accettato il divieto inglese di commerciare con la Francia; ma già nel 1704 sono tornati alle vecchie abitudini ⇒ mentre in un primo momento gli inglesi, consapevoli delle difficoltà finanziarie dell’alleato, chiudono un occhio, la questione diventa particolarmente delicata quando il contributo olandese alla guerra inizia a scemare, ed emergono inevitabilmente le prime recriminazioni inglesi sul comportamento dell’alleato. 
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Nel 1710, in seguito all’ascesa al potere dei Tories, decisi a terminare una guerra troppo lunga e troppo costosa, anche a spese degli alleati olandesi, se necessario, il governo inglese intavola ben presto trattative segrete con la Francia, dichiarandosi disposto a lasciare il trono spagnolo a Filippo V, ottenendo in cambio Gibilterra e Minorca, un posizione privilegiata nel commercio con le colonie spagnole in America Meridionale, alcune acquisizioni in America settentrionale, e la demolizione delle fortificazioni di Dunquerque. 
Agli alleati viene chiesto di partecipare al congresso per la pace di Utrecht, senza precise garanzie; anzi, alle Province Unite si chiede addirittura di rinunciare al trattato del 17093, perché solo così la Francia darà seguito ai suoi impegni ⇒ quando gli olandesi oppongono resistenza, i Tories non temono di spingersi sino alla rottura: il trattato del 1709 viene dichiarato nullo, in quanto contrario agli interessi britannici. 
TUTTAVIA, malgrado il tentativo di continuare la guerra da sola, la repubblica non può che rassegnarsi a ciò che l’alleato riterrà opportuno concederle e ottenere per lei dalla Francia, dato che per il momento, i reggenti sanno bene che non esistono alternative ad un rapporto stretto con l’alleato inglese. Le condizioni inglesi non sono certo generose. 
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All’umiliazione diplomatica si aggiunge così un serio ridimensionamento economico, proprio ad opera dell’alleato. Non sorprende, allora, che la pace di Utrecht si riveli particolarmente vantaggiosa per la Gran Bretagna e poco soddisfacente, invece, per le Province Unite. 
MA non bisogna dimenticare che l’obiettivo originario degli olandesi (= impedire la conquista francese dei Paesi Bassi) è stato raggiunto, e da questo punto di vista la Repubblica olandese esce vittoriosa da più di 4 decenni di guerre con la Francia. 
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Fatti salvi gli interessi strategici comuni, la Gran Bretagna non ha esitato ad adottare un atteggiamento molto determinato, sino a porre l’alleato di fronte al fatto compiuto e all’abbandono, per piegarlo alle proprie esigenze. 
Nel suo complesso, questo risultato riflette bene il cambiamento nei rapporti di forza tra i 2 alleati, un processo che va avanti da molti anni e che giunge ora a compimento. 
Gli anni che vanno dalla pace di Utrecht (1713) al secondo Trattato di Vienna (1731) costituiscono un periodo di relativa stabilità in Europa; tensioni e crisi sono però frequenti, a dimostrare come la pace non ha certo soddisfatto tutti. Perno del sistema diplomatico di questi anni è l’alleanza anglo-francese, con la quale le 2 grandi nemiche pongono temporaneamente fine alle loro rivalità. Ovviamente, tale collaborazione fa sentire i suoi effetti anche sui rapporti anglo-olandesi, che hanno fin dall’inizio, come abbiamo visto, una chiara valenza antifrancese. 
I rapporti tra Gran Bretagna e Province Unite, in questi anni, vengono di solito distinti in 2 fasi, una più tesa, che si conclude nel 1721, e una più cordiale. In entrambi i periodi, comunque, da parte britannica si assiste al sistematico tentativo di coinvolgere le Province Unite in tutti i progetti diplomatici, soprattutto in quelli che implicano il rischio di guerra: l’esempio più lampante si registra tra il 1715 e il 1717, quando Giorgio I tenta a più riprese, anche con l’inganno, di trascinare la repubblica in una guerra navale contro la Svezia. 
Le Province Unite, dal canto loro, pur mantenendo sempre un atteggiamento molto guardingo, si muovono nella scia britannica ⇒ di qui, la continua preoccupazione di rimanere intrappolati in una guerra e l’altrettanto costante tentazione di sfruttare al massimo i successi della diplomazia inglese per trasformarli in solidi vantaggi commerciali. 
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Nei negoziati interalleati, gli olandesi sono di norma disposti a seguire la leadership britannica, ma solo dopo estenuanti trattative che mettono a dura prova la pazienza del governo inglese. 
In certi casi, poi, la corda si spezza, come avviene in occasione della mancata adesione olandese alla Quadruplice Alleanza, negoziata nel 1718 da Francia, Gran Bretagna e Austria. 
Più spesso, però, i 2 paesi trovano un accordo che, per quanto sempre ispirato dalla Gran Bretagna, è sicuramente di reciproca soddisfazione. Significativa è l’adesione olandese all’alleanza di Hannover del 1725, la coalizione che la Gran Bretagna costruisce in contrapposizione all’asse autro-spagnolo che si delinea in quegli anni. 
Anche se il secondo Trattato di Vienna (1731) ripristina formalmente l’Old System, i legami tra i 3 alleati non saranno mai saldi come lo erano in occasione del conflitto con il Re Sole, anzi, in occasione della guerra di Successione polacca, le potenze marittime si defilano, lasciando l’Austria alle prese con la Francia. 
Questa volta, è la Repubblica olandese che prende l’iniziativa e mette l’alleato maggiore nelle condizioni di seguirla, cogliendolo di sorpresa. Essa, infatti, negozia con la Francia un accordo = neutralità olandese in cambio dell’impegno francese a non invadere i Paesi Bassi. A Londra, naturalmente, l’iniziativa olandese spiace, ma proprio perché le vicende continentali non pregiudicano gli interessi inglesi, si fa buon viso a cattivo gioco ⇒ la neutralità olandese induce anche la Gran Bretagna a rimanere neutrale. 
⇓ L’atteggiamento della Francia (= il nemico comune) è molto importante nel fissare il tono e la natura dei rapporti tra gli alleati: con una politica conciliatrice la Francia si è assicurata non solo la neutralità olandese, ma anche quella inglese ⇒ fintantoché la Francia non costituisce una minaccia immediata, la presa inglese sulle Province Unite non è affatto salda. 
Le vicende legate alla guerra di Successione austriaca (1740-1748) illustrano molto bene tanto gli effetti della debolezza eccessiva dell’alleato minore, quanto il ruolo importante che il nemico svolge nei rapporti tra gli alleati: infatti, è ancora una volta l’atteggiamento francese che condiziona in modo decisivo quello olandese. La Gran Bretagna, dal canto suo, sottopone l’alleato ad una pressione sistematica per indurlo a contribuire maggiormente allo sforzo bellico congiunto; quando però, alla fine, il garante raggiunge il suo obiettivo, si accorge dello sfinimento di un alleato di cui bisogna ora farsi interamente carico. Infatti, nel momento in cui la Gran Bretagna, grazie all’invasione francese delle Province Unite nel 1747, vede finalmente l’alleato in guerra con la Francia, essa si rende conto che questi è un fardello, e non un aiuto, dal punto di vista militare ⇒ la decisione di porre rapidamente fine alle ostilità. La pace di Aquisgrana (1748) ripristina lo status quo ante nei Paesi Bassi, comprese le guarnigioni olandesi nelle fortezze della barriera. Ma nelle Province Unite sono molti a notare che la pace è stata resa possibile propria dalla misura dell’esaurimento olandese. 
Nel 1755, con un nuovo conflitto anglo-francese in America settentrionale, il disimpegno austriaco dai Paesi Bassi è ormai chiaro ⇒ la Gran Bretagna rifiuta a sua volta di farsi carico delle spese necessarie per il rafforzamento della fortezza di Namur. 
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È questa la fine del sistema della barriera. E lo stesso fatto che i Paesi Bassi siano ora indifesi contribuirà a rendere possibile la neutralità olandese allo scoppio della guerra dei Sette anni, poiché non avrebbe molto senso, per la Francia, spingersi nei Paesi Bassi una volta che l’Austria e la Gran Bretagna si sono defilate dalla regione. 
La rivoluzione diplomatica non fa che completare il quadro, rafforzando la decisione olandese di rimanere neutrali: con l’alleanza franco-austriaca (Primo Trattato di Vienna, 1756), i Paesi Bassi sono ora in mano ad un alleato della Francia, il che fa venir meno ogni necessità di preoccuparsi della difesa della regione. 
Non a caso, la dichiarazione di neutralità delle Province Unite viene considerata da molti la vera fine dell’alleanza anglo-olandese. 
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In ogni alleanza asimmetrica, la ricerca di conformità da parte dell’alleato maggiore si articola in una serie di politiche che diventano più evidenti mano a mano che i rapporti di forza si fanno più sbilanciati; lo strumento preferito, a cui spesso si fa ricorso, è la minaccia del ritiro dell’appoggio e la promessa di benefici ancora più grandi. 
Nel nostro caso, la Gran Bretagna farà spesso leva sul costante desiderio della repubblica olandese di sviluppare sempre più il commercio per ottenerne la cooperazione politica. In questo ambito generale, vediamo ora le più significative proposizioni teoriche che possono essere elaborate riguardo alla politica del “garante” nei confronti dell’alleato minore: 
Proposizione teorica 
La grande potenza tende a controllare la politica estera dell’alleato minore, indicandogli amici e nemici ⇒ la partecipazione dell’alleato minore alle manovre diplomatico-strategiche ideate dal garante, oltre a conferire una legittimità multilaterale alle operazioni che vengono intraprese, comporta una aiuto pratico mai disprezzabile, e soprattutto impedisce all’alleato minore di dedicarsi ad attività che potrebbero danneggiare la grande potenza. 
Per il leader, l’alleato deve essere tanto forte da provvedere alle necessità della sicurezza comune, ma non tanto forte da potersi sottrarre alla morsa della sua dipendenza (dilemma del potere delle alleanze) ⇒ se la debolezza dell’alleato minore è, entro certi limiti, vantaggiosa per il garante perché gli consente di esercitare il suo potere, passati quei limiti essa diventa invece un vincolo = esiste il serio rischio che ci si debba fare carico in toto della sicurezza dell’alleato minore e questi, sapendolo, è fortemente tentato a comportarsi in modo opportunistico (fare il free rider). 
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Di qui l’insistenza con la quale si chiede all’alleato minore di dedicare una quantità adeguata di risorse alla propria sicurezza comune. Più l’asimmetria è profonda, maggiore è l’insistenza con la quale la grande potenza chiede all’alleato minore di provvedere a colmarla. 
Il punto di rottura viene raggiunto quando la debolezza dell’alleato minore si fa così evidente da portare la grande potenza alla conclusione che il rapporto di alleanza è diventato ormai solo un fardello di cui è bene sbarazzarsi appena possibile. 

La Gran Bretagna nei confronti delle Province Unite 
La Gran Bretagna tenderà ad assorbire le Province Unite all’interno dei vari dispositivi diplomatici messi a punto dalla Pace di Utrecht in poi; sono rari i casi in cui la Repubblica olandese è lasciata fuori, e quando ciò accade è perché ha chiesto un prezzo troppo alto per una partecipazione che alla fine non si rivela necessaria. 
Allo stesso modo, la Gran Bretagna tenterà di coinvolgere la Province Unite in guerre che non riguardano direttamente la sicurezza olandese. 
Dalla fase finale della guerra di Successione spagnola sino allo scoppio della guerra dei Sette Anni (1756), gli inglesi si lamentano spesso del modesto contributo fornito dagli olandesi, e premono sistematicamente per una augmentation delle loro forze armate. 
È scoraggiante e frustrante, per la Gran Bretagna, rendersi conto del declino inarrestabile dell’alleato, un alleato che sta diventando inutile e che oltretutto si permette spesso di interferire con le decisioni inglesi. 
MA, al tempo stesso, lo si vuole comunque coinvolgere in ogni alleanza offensiva, per il timore che, se lasciato libero, l’alleato ne approfitti troppo. 
Alla fine della guerra di Successione austriaca (1740-48), gli inglesi, esasperati, giungeranno a paragonare l’alleanza con le Province Unite all’essere “legati ad un cadavere” ⇒ cominceranno a prendere in esame la possibilità di rivolgersi alla Prussia. 

Che dire dell’alleato minore? 
Proposizione teorica 
L’alleato minore segue sempre l’alleato maggiore in ogni ambito che riguarda direttamente la causa comune. 
Poiché il negoziato ha luogo partendo da posizioni di forza diverse, il suo esito riflette in primo luogo le preferenze del leader ⇒ l’alleato minore è spinto a chiedere sempre di più, se non altro perché sa che otterrà comunque meno di quanto chieda. 

Le Province Unite nei confronti della Gran Bretagna 
Nel nostro caso, la causa comune è costituita da: 
- la difesa dei Paesi Bassi, 
- la successione protestante, 
- un assetto europeo che permetta quella stabilità e quella pace così necessarie per il commercio olandese. 

Le Province Unite si mostrano sempre un negoziatore attentissimo, insistente, estenuante per la Gran Bretagna. E anche se il paese avrà sempre modo di lamentarsi dell’esito dei negoziati a cui la Gran Bretagna lo induce a partecipare, è bene tenere presente che esso, di norma, ottiene sicuramente più di quanto avrebbe potuto ottenere senza l’appoggio inglese (gli olandesi want everything for nothing, commenteranno esasperati gli inglesi). 

Del resto, le Province Unite non sono del tutto disarmate nei confronti della Gran Bretagna. 
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Può essere utile ricordare le strategie di P. Blau nell’ambito della lotta tra chi vuole esercitare potere e chi invece se ne vuole sottrarre: è ben vero che le Province Unite hanno bisogno dei servizi offerti dalla Gran Bretagna; MA è altrettanto vero che esse possono offrire qualcosa in cambio, secondo quanto previsto dal trattato del 1678 ⇒ poiché sono consapevoli che la Gran Bretagna ha bisogno dei servizi olandesi, le Province Unite sono disposte a concederli a caro prezzo, un atteggiamento questo che irrita, per il suo opportunismo, il garante inglese ⇒ non sorprende che di tanto in tanto questi preferisca fare a meno dell’appoggio dell’alleato. 
Questo stile negoziale viene spinto ai confini dell’ostruzionismo quando il pericolo di intrappolamento in guerra si fa più tangibile. 

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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