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Bazin e il montaggio. Piano sequenza e profondità di campo


Il critico cinematografico André Bazin (1918-1958) formula un'altra concezione del montaggio e, conseguentemente, del cinema nella teoria del montaggio proibito, secondo la quale lo si definisce tale ogni volta che l’essenziale di un avvenimento dipende dalla presenza simultanea di due o più fattori dell’azione; infatti egli è il teorico del piano sequenza, ossia di un cinema che rispetti l’unità e l’ambiguità del reale e che non assuma mai un ruolo coercitivo nei confronti dello spettatore, di cui riproduca la sua stessa percezione del reale, nel modo più fedele possibile.
Il piano sequenza è un piano che da solo svolge le funzioni di una sequenza, costituita da una sola lunga inquadratura. Rappresenta un evento o una serie d’eventi, si potrebbe dire un episodio, caratterizzati da una relativa autonomia nel contesto narrativo complessivo del film in questione; è nella sostanza l’equivalente di una somma di inquadrature su cui si articola una sequenza, senza stacchi di montaggio, dove il movimento della mdp è unico e continuo. Il primo elemento caratterizzante è il rifiuto del montaggio, inteso come quella figura di discorso che rapporta due o più inquadrature; inoltre deve avvenire rispettando rigorosamente l’unità di tempo e di luogo.
Strettamente connessa alla nozione di piano sequenza è quella di profondità di campo, con cui s’intende una particolare costruzione dell’immagine articolata su due o più piani, tutti perfettamente a fuoco. Anche in questo caso i due principi base del piano sequenza, rifiuto del montaggio ed unità di tempo e di luogo, devono essere rispettati.
Tuttavia non è così vero che piano sequenza e profondità di campo rappresentino una radicale negazione del montaggio. In realtà esso può continuare ad essere presente, sebbene in una forma particolare, come montaggio interno, che si costruisce non più a partire dal rapporto fra diverse inquadrature, bensì all’interno di un solo piano. In fin dei conti il montaggio non è altro che la messa in relazione di due o più elementi, che può realizzarsi anche dentro ad un singolo piano; infatti un movimento di macchina, un’entrata o un’uscita di campo di un personaggio, la stessa disposizione in profondità di due o più elementi diegetici possono dar vita ad una serie di relazioni nell’ambito di un piano che a tutti gli effetti sono sempre esempio di montaggio interno all’inquadratura.

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