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La critica come sistema di conoscenza

La critica come sistema di conoscenza




La critica diventa allora l’apoteosi della conoscenza, il periodo di recupero e del riscatto del testo, dal suo infeudamento alla logica del sistema; la critica è il periodo dell’interruzione del continuum della repressione, è il momento dell’infrazione, dello strappo, della contestazione.
Non sembra possibile stabilire quanto la critica sia realmente necessaria alla società se non ricorrendo a semplificazioni sociologiche, non tenenti conto della complessità dei sistemi in gioco e che, in definitiva, se si abbandona l’ipotesi della dominazione sistematica, risulta anche poco interessante farlo.
In altre aree di studio, si è arrivati a porsi il quesito se non sia meglio parlare invece che di cultura, di culture. Nel campo dei Cultural Studies e in particolare di quei contributi che analizzano gli insiemi culturali come testi è stato possibile dare una definizione di cultura in termini di una stratificazione di comportamenti, saperi e valori derivanti da gruppi sociali in conflitto o sovrapposti tra loro.
Se c’è ordine, esso si riproduce nelle varie sotto-specificazione, non sul piano sovraculturale.
Essere assoggettati culturalmente non significa essere passivi e docili; l’atto del consumo funziona come l’atto di lettura. Esiste silenziosa una ratio popolare che informa le nostre pratiche di lettura-consumo quotidiane; per cui è inutile pensare di poter racchiudere nel concetto di specifico critico questa attività di demistificazione, presa di coscienza e opposizione.

Tratto da CRITICA CINEMATOGRAFICA di Nicola Giuseppe Scelsi
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