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Le caratteristiche della crescita demografica



Su scala globale, la tendenza demografica generale segue al momento un’unica direttrice: il numero delle nascite supera quello dei decessi. Le attuali stime relative al rallentamento della crescita della popolazione mondiale, però, indicano che gli esseri umani, con le loro decisioni individuali e collettive, sono in grado di controllare la crescita della popolazione. Le implicazioni di tali osservazioni risulteranno più chiare dopo che saranno stati definiti alcuni termini importanti nello studio della popolazione mondiale.
I demografi utilizzano un’ampia gamma di indicatori per misurare la popolazione e i suoi trend. La base di partenza di tutti i calcoli risiede nell’enumerazione degli individui che compongono una popolazione, insieme al computo di una serie di eventi, quali nascite, decessi e matrimoni. A questi conteggi di base i demografi applicano degli indici per rendere i dati più significativi e utili all’analisi demografica. Tra essi vi sono i tassi e le coorti.
I tassi registrano la frequenza con cui si verifica un evento in uno specifico intervallo di tempo all’interno di una determinata popolazione. Il tasso di natalità, per esempio, indica il rapporto tra il numero di matrimoni celebrati in un anno all’interno di una popolazione e l’ammontare medio della popolazione residente in una particolare area geografica. Le coorti, invece, si riferiscono ai dati riguardanti un particolare gruppo della popolazione accomunato da una specifica caratteristica: la coorte di età tra 1 e 5 anni, o la classe universitaria del 2009.
Il tasso generico di natalità, spesso chiamato tasso di natalità, rappresenta il numero di bambini nati vivi nell’anno considerato, ogni 1000 individui.
Quasi un quinto della popolazione mondiale vive in Paesi che registrano un tasso di natalità elevato, ovvero superiore al 30%. In tali Paesi, che si trovano principalmente in Africa, in Asia occidentale e meridionale e in America Latina, la popolazione è prevalentemente rurale e giovane. I tassi di natalità inferiori al 18% sono considerati bassi e caratterizzano i Paesi industrializzati e fortemente urbanizzati. Tutti i Paesi europei (compresa la Russia) i Paesi dell’America anglosassone, il Giappone, l’Australia e la Nuova Zelanda registrano una bassa natalità. Questa tendenza comincia a interessare un numero crescente di Paesi in via di sviluppo, come la Cina.
La riduzione del tasso di natalità sembra essere strettamente connessa allo sviluppo economico, malgrado molteplici studi scientifici abbiano messo in risalto che tale correlazione non sempre si manifesta allo stesso modo. Anche le questioni religiose e politiche possono incidere sul tasso di natalità. Il fatto che la maggior parte delle tradizioni religiose proibiscano o sconsiglino ai propri fedeli l’utilizzo di tecniche artificiali per il controllo delle nascite spesso produce, in questi gruppi, un elevato tasso di natalità. Tuttavia l’Italia, nonostante la sua popolazione sia prevalentemente cattolica, possiede uno dei tassi di natalità più bassi del mondo. In modo analogo, alcuni governi europei – preoccupati del tasso di natalità del proprio paese sia troppo modesto per rimpiazzare le generazioni precedenti e sostenere le fasce, sempre più ampie, della popolazione anziana – sovvenzionano le nascite nel tentativo di ampliarlo.

Tratto da I CONCETTI CHIAVE DELLA GEOGRAFIA di Gabriella Galbiati
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