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Il personaggio


Riguardo al personaggio Alexander Dumas dice: “io credo che non si possano creare personaggi se non quando si sono studiati a fondo gli uomini, come non si può parlare una lingua che a patto di averla imparata sul serio.” Questa era l'introduzione a “La signora delle camelie”, 1848, in cui successivamente il narratore dichiara di avere sul conto di Margherita più informazioni di chiunque altro in modo sufficiente da inserirle in un racconto per creare un personaggio.
Ogni personaggio prende forma nella mente del suo autore nello stesso modo in cui le persone reali prendono forma nella nostra mente quando le incontriamo nella realtà: raccogliamo frammenti fino a creare una nuova immagine mentale. Allo stesso modo uno scrittore crea un nuovo personaggio attribuendogli dei gruppi di parole, delle azioni a lui consone, dei discorsi tra virgolette, applicando, come Balzac, le leggi della fisiognomica. Il personaggio quindi, sia che sia composto da caratteristiche definite e compiute o che sia caratterizzato da segni flebili via via sempre più chiari, attraversa e permea tutto il testo come un insieme coerente e coeso di funzioni e indizi manovrati apposta per raggiungere un obiettivo finale: il carattere.
Molto spesso il personaggio nasce dalle esperienze precedenti del suo autore con la vita reale; questo però non vuol dire che il personaggio debba essere confuso con una persona reale perché appartiene a un mondo, quello letterario, in cui chi racconta le vicende è lo stesso che le ha create e che quindi sa tutto di lui. La vita nascosta dei personaggi è visibile o potrebbe esserlo, la nostra vita nascosta è invisibile e tale rimarrà, questa è la differenza tra persone vere e personaggi. Il racconto è in grado di fornirci un compenso alla mancanza di trasparenza della vita, ci illude di poterci mostrare il non mostrabile. Secondo Nietzsche però questo compenso è ingannevole perché “di un uomo vivo e reale noi capiamo piuttosto poco, e generalizziamo molto superficialmente attribuendogli questo o quel carattere: a questa nostra assai imperfetta posizione rispetto all'uomo si adegua il poeta, facendo diventare uomini abbozzi tanto superficiali, quanto superficiale è la nostra conoscenza dell'uomo. I caratteri creati dagli artisti non sono corposi prodotti della natura ma, alla stregua degli uomini dipinti, sono un po' troppo sottili, non sopportano di essere guardati da vicino. [...] l'arte figurativa vuol rendere visibile la superficie dei caratteri; l'arte della parola adopera questa per lo stesso scopo, dà forma al carattere nel suono.”
Creare un personaggio significa, oltre che dotarlo di azioni, descrizioni e discorsi, creare un insieme organico e coerente in modo che tutte le sue caratteristiche si impongano al lettore come manifestazione unitaria di una personalità ben precisa.

Tratto da IL TESTO NARRATIVO di Priscilla Cavalieri
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