Esistono vari significati con cui solitamente pensiamo alle imprese in quanto agenti morali. Come gli individui, le imprese fissano degli obiettivi. Si sarebbe tentati di cadere in errore qui, e asserire che, dato che le corporation possono essere agenti morali, allora possono essere persone morali. Werhane (1985) argomenta perché non è prudente fare questo. Questi obiettivi sono spesso settati nella definizione della missione, sono delineati nelle politiche, oppure rese operative nella cultura dell'impresa e nelle attività in cui si impegna l'azienda. Nel linguaggio ordinario ci riferiamo alle corporation in quanto attori, e li riteniamo, come gli individui, responsabili. Per esempio, diciamo che "la Ford" ha fallito ad agire quando non cambiò inizialmente il design della Pinto nonostante fosse a conoscenza dello sfortunato collocamento del suo serbatoio di benzina. Elogiamo "la 3M" per i suoi programmi ambientali o "la DuPont" per aver avviato un'alleanza di aziende chimiche al fine di migliorare le prestazioni ambientali e sociali.
Riteniamo cioè le compagnie, come gli individui, responsabili per le loro azioni. La Dow Corning, non semplicemente i suoi dirigenti, è stata ritenuta moralmente e legalmente responsabile per un impianto presumibilmente dannoso di silicone al seno che l'azienda ha fabbricato e venduto; quando la questione è stata sollevata, un certo numero di studi scientifici ha mostrato che gli impianti non causano alcuna temibile malattia. Con questo, esentiamo ora la Dow Corning da queste responsabilità; il che significa che "perdoniamo" la compagnia.