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"Quarto potere". Casa a Xanadu



A questo punto i coniugi Kane si trasferiscono a Xanadu. Si vede poi Susan in un enorme salone che si dedica a un puzzle. Lei sembra molto annoiata e le voci sue e di Kane rimbombano nella maestosa enormità della stanza. Nella reggia di Xanadu sono presenti tanti camini, di dimensioni talmente giganteschi che sembrano voler fagocitare i personaggi. Si tratta di ambienti grandi e freddi e decisamente poco accoglienti e che difficilmente rimandano ad una dimensione familiare.
La frase “Questa è la nostra casa” viene simbolicamente pronunciata a ridosso di uno degli enormi camini e crea un effetto volutamente antifrastico a fronte della mastodontica inospitalità di quella reggia che più che a una casa assomiglia a un mausoleo.
Si vedono le mani di Susan passare dalla composizione di un puzzle ad un altro e un altro ancora e così via: nuovamente sovrapposizione di immagini che determinano uno scorrimento di tempo sintetizzato in pochi secondi. Una sera, nel gigantesco salone col camino, Susan ha l'ennesimo diverbio con Kane: lui, che le parla da una sedia dall'altro lato del salone riuscendo a malapena a farsi sentire, ha organizzato un picnic per il giorno dopo. Durante il picnic, Susan e Kane sono all’interno di una tenda e discutono nuovamente: Kane è più vecchio e obeso che mai. Susan sbotta e si dice stufa del marito (Non mi hai mai dato niente in vita tua. Hai solo cercato di comprarmi per avere in cambio qualcosa!") e lo accusa di non saper amare. Kane ama possedere le cose e le persone, ma non c'è alcun sentimento dietro la sua smania di possesso.

Tratto da "QUARTO POTERE" E IL CINEMA DI WELLES di Marco Vincenzo Valerio
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