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Anni' 50. Documentario, Bozzetto e Carosello


Tra gli anni quaranta e cinquanta assistiamo al periodo d’oro del documentario; tutti i grandi registi italiani si sono cimentati nel documentario pur rimanendone poche testimonianze, un’opera recente ha fatto riaffiorare i documentari di Pasinetti scoprendo delle capacità inedite. Con l’opera documentaristica si ottengono i primi contatti con le realtà profonde e sconosciute del sud e delle isole, i primi veri ingressi nella quotidianità operaia. Oltre alle tematiche, profondamente riutilizzate, alcuni registi sperimenteranno metrica, sintassi e ritmica che porteranno a pieno sviluppo nei film di finzione.  Ricordiamo solo alcuni titoli Gente del Po (Visconti); Buio in sala (Risi); Isole nella lagune (Emmer) Isole di fuoco (De Seta). E’ da isolare Folco Quilici per la capacità di concepire il documentario come parte integrante del cinema di finzione, Sesto Continente (1954) è un’opera che sa unire il senso dell’avventura, la scoperta e l’analisi del vicino e del lontano, tra curiosità poetica e rigore scientifico. Negli anni sessanta l’affermarsi del verbo della nouvelle vague e la televisione renderanno il documentario meno importante.
E’ sempre rimasta in sottotono il filone a destinazione infantile dell’animazione, la data di nascita del genere si può far risalire al 1949 con La rosa di Baghdad (Domeneghini) e I fratelli dinamite (F.lli Pagot). Tuttavia la vera storia dell’animazione italiana è legata a Carosello in cui vengono raggiunti livelli competitivi su scala mondiale dalla Gamma film, Bruno Bozzetto Film, Pagot Film. Il primo ad ottenere successo è Bruno Bozzetto con West and Soda (1965)e Mio fratello superuomo (1968); il personaggio di Bozzetto è il Signor Rossi, attraverso le cui avventure quotidiane riconosciamo l’italiano medio che si confronta con la modernità. La fine di Carosello produce la catastrofe dell’animazione italiana. Bisognerà aspettare fino agli anni 90 in cui si afferma la personalità di Enzo d’Alò che otterrà successo con La freccia azzurra e La gabbianella e il gatto.

Tratto da STORIA DEL CINEMA ITALIANO di Asia Marta Muci
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