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Definizione di isole ed arcipelaghi

Come già detto, un’isola è considerata un’estensione naturale di terra, circondata dal mare che resta emersa durante l’alta marea. Nel corso dei vari incontri della conferenza di Mantego Bay fu anche proposto di considerare l’isola come territorio continentale quando la sua estensione superava il 10% del territorio di appartenenza, oppure il 10% della popolazione. Un’altra ipotesi fu quella di determinare una distanza minima dalla costa per distinguere i due regimi giuridici. Tutto ciò però rimase a livello teorico e dopo la conferenza di Montego Bay solo gli scogli non adatti a stanziamenti umani permanenti o all’espletamento di attività economiche non sono tenuti in conto ai fini della delimitazione del mare territoriale. Se l’isola è abbastanza grande da offrire la possibilità di tracciare una linea di base normale propria essa viene dotata di un mare territoriale nello stesso modo che per la terra ferma. Se al contrario l’isola è piccola e con linea di costa irregolare è possibile delimitare il mare territoriale con gli archi di circonferenza. Il termine arcipelago significava in greco mare principale, che a quell’epoca era il nome del mar Egeo. Essendo questo mare disseminato di isole, il termine divenne sinonimo di mare costellato di isole. L’evoluzione del temine ha poi portato all’odierno significato di gruppo di isole. Fino ai primi decenni del secolo scorso sia la dottrina che la prassi non prestarono molta attenzione agli arcipelaghi relegando i problemi al buon senso degli stati interessati. L’affermarsi dell’utilizzo delle linee di base per il calcolo dell’estensione delle acque territoriali doveva però costringere la giurisprudenza a vagliare se e come  la linea di base arcipelagica potesse essere compresa entro la linea di base dello stato costiero. In altre parole era necessaria una regolamentazione per disciplinare gli spazi marini tra le isole arcipelagiche e tra l’arcipelago e la terra ferma. Una prima proposta insisteva sul fatto che il mare territoriale di un arcipelago doveva essere calcolato partendo dalla linea di base congiungente le isole più esterne se queste non distavano tra loro più del doppio dell’estensione del mare territoriale. Tale spazio marino diventava così parte integrante delle acque territoriali. Nel 1930 Boggs suggeriva un’ulteriore metodo per definire il mare territoriale di un gruppo di isole eliminando le sacche di alto mare. Ciò era ottenuto prendendo come limite definitivo la linea di unione degli archi di circonferenza più esterni delle varie isole. 
Il moderno concetto di arcipelago manca ancora di una definizione che potremmo dire consuetudinaria. In senso generale vi è accordo sul concetto di gruppo di elementi naturali che sono oggetto di un regime giuridico proprio. In primo luogo  però deve essere chiarito in termini numerici lo stesso termine gruppo. In secondo luogo rimane ancora aperto il problema di quali elementi naturali si possano enumerare nella definizione di gruppo: solo isole oppure isole, scogli e bassifondi?
Lo stesso collegamento tra i vari elementi del gruppo può essere inteso solo geograficamente o tenendo anche conto di aspetti sociali, economici, storici. La convenzione di Montego Bay riconosce questo criterio più aderente ala realtà in quanto identifica come arcipelago:  un gruppo di isole ivi incluse parti di isole, le acque comprese ed altri elementi naturali, che siano così strettamente interconnessi tra loro da formare un unico insieme geografico, economico e politico, oppure siano storicamente considerati come tale. La formazione di stati arcipelago ha comportato anche la creazione delle acque arcipelagiche che esternamente sono delimitate da una linea di base arcipelagica. Per quanto riguarda le acque interne la sovranità sulle acque arcipelagiche non è totale. Infatti lo stato arcipelago deve rispettare i diritti di altri stati derivanti da accordi precedenti o che riguardano gli interessi di pesca e permettere il transito inoffensivo delle navi straniere nonché il cosiddetto passaggio arcipelagico che si svolge su corridoi prestabiliti che collegano zone di alto mare. 

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Filippo Amelotti
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