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La crisi dell'impresa

Quando si parla di crisi dell'impresa ci si riferisce a situazioni complesse, che si originano da anomalie dell'organizzazione. Un'impresa è considerata in senso ampio in crisi quando, per disfunzioni radicatesi nel tempo o per eventi imprevisti o congiunturali, si trova ad operare in condizioni economicamente inefficienti o versa in una situazione di diffuso disordine orientativo e gestionale. Possiamo distinguere crisi di legalità e crisi economiche. Si è in presenza di crisi di legalità quando all'interno dell'impresa la violazione di norme di legge o regolamentari assume un'importanza tale da esporre al grave pregiudizio gli interessi dei soggetti coinvolti nella sua attività nonché di mettere a rischio la sopravvivenza dell'impresa stessa.
La crisi economica invece, ha origine prevalentemente da disfunzioni di tipo economico. Quando le diverse tipologie di disfunzioni si manifestano congiuntamente s'intrecciano allora in una situazione di crisi globale. Si ha crisi economica quando una serie di anomalie non consentono all'impresa il raggiungimento del suo obiettivo normale, ossia la creazione di valore e anzi portano l'impresa ad un ulteriore decadenza di ingenti flussi di reddito, alimentando la produzione di perdite con effetti sull'integrità del patrimonio con conseguenze e crisi di solvibilità. Le cause principali di queste crisi vanno ricercate nella carenza di preparazione dei manager e/o in variazione delle caratteristiche dei mercati di sbocco. Le situazioni di criticità che destano particolare allarme sono individuate negli squilibri economico, finanziario e patrimoniale. Lo squilibrio economico opera quando i ricavi prodotti dall'attività d'impresa non riescono più a coprire i costi di gestione e quindi essa opera in maniera antieconomica generando perdite destinate ad intaccare il patrimonio netto. Lo squilibrio finanziario sia quando l'impresa si finanzia prevalentemente con mezzi di terzi e quindi il patrimonio netto risulta inadeguato a finanziare le attività programmate per cui si deve ricorrere all'indebitamento (leva finanziaria) che può risultare vantaggiosa quando il rendimento atteso è maggiore dei costi di mezzi di terzi, viceversa può innescare una situazione patologica e condurre a una crisi di solvibilità quando la leva è negativa. Recenti interventi del legislatore intendono contrastare la c.d. sottocapitalizzazione nominale che si ha quando l'impresa è finanziata non nelle forme del conferimento del capitale di rischio. Nulla invece stato fatto per combattere la sottocapitalizzazione sostanziale della società cioè la specifica assenza di capitali adeguati allo svolgimento delle attività programmate.

Tratto da DIRITTO FALLIMENTARE di Salvatore Busico
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