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L'aspetto iconografico di Chute de la maison usher - Epstein -




Quanto all’aspetto iconografico, è sicuramente vero che numerosi e ben evidenti sono i fondali dipinti, spesso con forme bizzarre, basti pensare al sepolcro di Madeline. Tuttavia, si tratta di forme tondeggianti, vagamente biomorfe, ben diverse da quelle spigolose e oblique della cartapesta caligarista.Inoltre, il film assai poco concede ai motivi verticali e trasversali: sono privilegiate piuttosto la dimensione frontale e quella orizzontale, sia nella costruzione dello spazio che nei movimenti di macchina.
Del resto, è lo stesso Epstein ad escludere ogni interpretazione gotica, oscura o orrorifica in un breve articolo, che precede di qualche mese la presentazione del film: “Nella stima che si porta a Poe c’è sovente un controsenso. Questo poeta chiaro, amante e giovanile, lo si considera un fantasista macabro o poliziesco. La traduzione secca, mancante di cuore, infedele alla musica, cattiva, che Baudelaire ha fatto di quest’opera, è causa perennemente del malinteso. Baudelaire arrostiva, teso verso il suo inferno, gioiva solo a pensarsi colpevole e maledetto. Poe era amore dell’innocenza presente nelle giovani donne, melanconia e ricerca magica dell’innocenza perduta. L’uno, volto al satanismo, non poteva comprendere l’altro che angelicava. L’orrore in Poe si deve più ai vivi che ai morti, e la morte stessa è una sorta di incantesimo. Anche la vita è un incantesimo. La vita e la morte hanno la stessa sostanza, la stessa fragilità. Come la vita si spezza all’improvviso, così la morte si sfida. Tutti quei morti sono morti solo leggermente. Madeline e Roderick sentono di morire come noi ci sentiamo presi dal sonno. Poi Roderick spia i rumori sulla soglia della tomba, come noi spiamo alla porta di una stanza aspettando che un ospite notturno e affaticato si svegli. Il mistero è da dove viene questo equilibrio che ci presenta un’anima ora nella vita, ora nella morte. Vien da pensare agli elementi periodici della chimica. La Maison Usher entra nella luce cinerea. Non c’è niente di orribile lì. ”.


Tratto da SEMIOTICA DEI MEDIA di Nicola Giuseppe Scelsi
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