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La costruzione identitaria tra disgusto, rifiuto ed eccesso alimentare


Alcuni esempi tipici dove il comportamento diventa  palese rappresentazione della dipendenza/autonomia dalla relazione affettiva sono patologie alimentari come anoressia e bulimia.
Soprattutto malattie femminili ma ultimamente colpiscono anche i giovani ragazzi.
L’aumento di questo patologie è effetto non solo della diffusione di ideali di bellezza irraggiungibile ad opera dei mass media, ma anche della significatività simbolica del cibo nei processi di costruzione identitaria.
Entrambe le patologie sottolineano rapporto conflittuale con cibo: gli anoressici lo negano totalmente per paura di perdere il controllo; in questo caso negandosi il cibo essi esercitano un controllo sulla loro vita avvicinandosi alla morte, negando la loro dipendenza con mondo esterno.
I bulimici invece, perdono costantemente il controllo, per poi cercare di recuperarlo, non solo nei confronti del cibo ma anche nel rappresentarsi agli altri come persone insicure, insoddisfatte.
Spesso la bulimia è accompagnata da dipendenza da altre sostanze e depressione.
Il vomitare dopo un’abbuffata è un atto riparatorio: si vomita per liberarsi, purificarsi di quel cibo che è buono ma che nuoce all’estetica del corpo.
Capita anche che diventi un rituale di gruppi di giovani teenager già ossessionate dal peso e mantenimento della linea.

Tratto da MANUALE DI PSICOLOGIA DEI CONSUMI di Priscilla Cavalieri
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