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Definizione di geopolitica

Geografia = analisi che vuole mappare il mondo, descrivendo fisicamente stati e continenti prende in riferimento entità ben definite
Geografia politica = fotografia di una situazione passata con una evoluzione storica al suo interno
Geopolitica = fotografia di una situazione storica evolutiva, presente e futura poiché cerca di interpretare un fenomeno, non è oggettiva
Definizione di Lacoste: “la geopolitica va vista come un approccio razionale di un insieme di rappresentazioni ed argomenti contradditori, che esprimono la rivalità di diversi tipi di potere su dei territori”

I termini geopolitica e geografia politica sono relativamente recenti: il primo fu utilizzato nel 1899 dallo svedese Rudolph Kjellén; il padre del secondo è il tedesco Friedrich Ratzel, che lo introdusse nel 1897. 
Le incertezze sulla differenza fra geopolitica e geografia politica derivano dalla natura controversa non solo della geopolitica, ma anche della geografia. La geografia, in generale, sia fisica che umana, costituisce una disciplina indispensabile per l’analisi dei fenomeni geopolitici, cioè delle relazioni di potere, sia conflittuali che cooperative, che hanno luogo su un determinato territorio. Il metodo geografico appare particolarmente efficace proprio per la sua capacità sia di analisi che di rappresentazione sintetica dei vari fattori e fenomeni fisici e umani, nonché della loro interazione negli spazi significativi per il problema in esame. In tempi recenti, specie a seguito dell’aumento del controllo dei governi sulla vita sociale ed economica e della capacità dell’uomo di modificare la natura per mezzo della potenza della tecnologia moderna, l’attenzione dei geografi si è rivolta agli effetti dell’azione delle forze politiche sull’ambiente geografico.
Mentre la geografia politica si interessa della distribuzione spaziale dei fenomeni politici e della loro influenza sui fattori geografici, la geopolitica studia la relazione inversa, cioè l’influenza dei fattori geografici sulle analisi, le scelte e le azioni politiche in relazione a quelle degli altri soggetti politici operanti sul medesimo territorio. Ancora, la geografia politica riguarda la politica passata; la geopolitica quella del futuro. Il ragionamento geopolitico è basato sull’oggettività dei dati fornitigli dalla geografia; tale ragionamento, però, trascende il dato scientifico e oggettivo, soggettivizzandolo e incrociandolo con fattori che non sono geografici (es.: sistemi di valori, visione dell’uomo o della storia).
La geostrategia può essere denominata “geopolitica militare” e considerata sorella minore della geopolitica. Le differenze fra geostrategia e geopolitica sono incerte, date le sovrapposizioni esistenti fra le 2; alcuni studiosi, comunque, le distinguono nettamente:
1. la geopolitica dovrebbe studiare gli interessi nazionali e le zone d’influenza; l’attenzione della geostrategia, invece, dovrebbe essere rivolta alle “zone cuscinetto” che proteggono le zone geopolitiche d’influenza
2. negli anni ’60, l’americano Cohen ripartì il mondo in 2 regioni geostrategiche, rispettivamente a leadership americana e sovietica, divise al loro interno in regioni geopolitiche: le regioni geostrategiche hanno una funzione solo nel campo della sicurezza e costituiscono la base territoriale dei 2 blocchi, ma non sono politicamente ed economicamente omogenee e destinate a scomparire con la fine del confronto bipolare; quelle geopolitiche tendono invece ad essere più integrate, se non a unificarsi, sotto il profilo economico, sociale e culturale
3. secondo Lacoste, il termine geopolitica dovrebbe essere riferito al dibattito interno di ciascun Stato per la definizione degli interessi nazionali e della politica estera. Il termine geostrategia andrebbe invece riferito ai rapporti fra gli stati e alle loro relazioni, cooperative o competitive, nel campo delle politiche estere, di sicurezza, economica e culturale
Una delle critiche più ricorrenti mosse al pensiero geopolitico riguarda la sua pretesa di scientificità, che sfocia inevitabilmente nel determinismo ambientale. In tutte le valutazioni dell’influenza dei fattori geografici o di quelli economici sulla politica, la linea che separa il determinismo dal condizionamento è labile e incerta, anche perché i metodi con cui vengono adottate certe decisioni sono generalmente diversi dal modo con cui esse vengono motivate per suscitare il consenso dell’opinione pubblica nazionale e del contesto esterno. Il determinismo, la scientificità e l’oggettività delle varie teorie o proposte geopolitiche sono sempre strumentali, perché collegati con gli interessi e i progetti politici di chi le elabora. Talvolta il determinismo è solo apparente, poiché la geopolitica è anche geostoria  adottando una lettura diacronica si produce l’impressione che le sue estrapolazioni e generalizzazioni esprimano tendenze permanenti, necessarie e immodificabili, sebbene il suo scopo sia proprio quello di modificarle. In geopolitica la tentazione del determinismo è alimentata dall’enorme valore propagandistico della carta geografica: essa rappresenta come oggettive valutazioni che, invece, sono solo soggettive. In geopolitica nulla è “naturale”, né le frontiere né le regioni, il naturale diviene tale solo rispetto a un determinato soggetto, alle sue prospettive, ai suoi valori e interessi; quello che sembra naturale e necessario in un dato periodo storico può non esserlo in un altro, anche se taluni fattori sono permanenti.

La fine della Guerra Fredda, lo sviluppo tecnologico, gli enormi e crescenti squilibri demografici ed economici fra il mondo industrializzato e quello in via di sviluppo e l’aumento del numero degli attori che agiscono sulla scena internazionale hanno profondamente modificato il sistema mondiale.

Diventa indispensabile saper pensare se stessi rispetto al mondo, per influire sul suo cambiamento e definire i propri interessi e il proprio ruolo internazionale, naturalmente nella misura consentita dalla potenza relativa che si ha a disposizione.
L’approccio geopolitico diventa indispensabile sia per l’analisi della politica estera sia per la valutazione delle capacità di uno stato e dei suoi interessi nazionali: esso serve all’elaborazione di teorie e ipotesi funzionali, all’individuazione sia degli interessi che delle politiche, valutandone le possibili conseguenze nonché i sostanziali conflitti d’interesse con altri attori che agiscono nel medesimo spazio geopolitico.

Una corretta geopolitica dovrebbe:
1. proporsi di individuare le rappresentazioni geografiche che esprimono le percezioni profonde degli interessi nazionali e il senso dello spazio proprio di ciascun popolo e che affondano le loro radici nella sua storia, identità, cultura, valori
2. elaborare scenari geopolitici, allo scopo di individuare le tendenze e le dinamiche che probabilmente avranno luogo, in assenza di un’azione positiva a difesa e sostegno dei propri interessi
3. porre in evidenza le opzioni disponibili per influire sul cambiamento in atto, in maniera coerente con i propri interessi e valori.

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Elisa Bertacin
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