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L'indagine filosofica e teologica di Tommaso d’Aquino

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Tommaso dei conti di Aquino nacque a Roccasecca nel 1225 o 1226. Nel 1243 entrò a Napoli nell’ordine dei domenicani, e di lì fu mandato a Parigi, dove divenne scolaro di Alberto. Nel 1259 Tommaso lasciò Parigi e ritornò in Italia, e a questo periodo appartengono le sue opere maggiori: Somma contro i Gentili, il secondo Commentario alle Sentenze, la I e la II parte della Somma teologica. Alla sua morte, a soli 48 o 49 anni, la sua opera era già vastissima.

Secondo Tommaso, la ragione può servire alla fede in tre modi. Essa dimostra i preamboli della fede, quelle verità la cui dimostrazione è necessaria alla fede stessa. Essa, ancora, chiarisce con analogie e similitudini i misteri della Rivelazione (ad es. la Trinità). Infine, combatte le argomenta-zioni contrarie alla fede. La ragione è autonoma, ma quando entra in contrasto con la fede significa che, in qualche punto delle sue dimostrazioni, sta errando (la fede come norma della ragione).
Ne L’ente e l’essenza, Tommaso afferma che ente (ens) ed essenza (essentia) sono le prime cose che l’intelletto concepisce. L’ente è reale o logico. L’ente reale è ciò che è presente nella realtà. L’ente logico è ciò che viene espresso, mediante la copula, in una proposizione affermativa.
L’essenza è ciò che una cosa è, ovvero la sua quidditas (ciò che risponde alla domanda quid est? Che cos’è?) L’essenza comprende non solo la forma ma anche la materia delle cose composte. Per esempio l’essenza dell’uomo, che è definito animale ragionevole, comprende non solo la ragionevolezza (forma) ma anche l’animalità (materia).

Dall’essenza si distingue l’essere  o l’atto di essere, ovvero l’esistenza. Negli esseri finiti, essenza ed esistenza stanno fra loro in un rapporto di potenza ed atto, in quanto l’esistenza rappresenta l’atto grazie a cui le essenze, che hanno l’essere solo in potenza, esistono. Quegli esseri che hanno la vita, ma non sono la vita, devono averla ricevuta da un Essere che è la vita stessa.
L’essere è dunque di due tipi: Dio e le creature, e Dio sta alle creature come il Necessario sta al contingente. La creazione consiste nell’aggiunta dell’esistenza all’essenza, cioè nell’atto grazie a cui le essenze, passando dalla potenza all’atto, esistono realmente.
Dire che gli esseri finiti sono creati da Dio equivale a dire che essi hanno la loro esistenza per partecipazione, cioè l’atto con cui le creature grazie a Dio prendono parte all’essere. Dio solo è l’essere per essenza, le creature hanno l’essere per partecipazione; esse sono simili a Dio, ma Dio non è simile ad esse: tale rapporto è l’analogia. La tesi della diversità, pur nella somiglianza, tra l’essere del mondo e l’essere di Dio, consente di salvare la trascendenza di Dio rispetto al mondo.

Mentre le categorie sono gli aspetti che distinguono l’essere in diversi generi, i trascendentali sono invece quei caratteri che, trascendendo le stesse categorie, qualificano l’essere in quanto tale. I trascendentali possono ridursi a tre: unum (l’uno), verum (il vero), bonum (il bene). L’essere presenta secondo Tommaso un indubbio primato metafisico rispetto al vero e al bene. Tant’è che la verità e la bontà di un bene risultano proporzionali al grado di essere che esso possiede.

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