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Il colloquio clinico di ricerca


Lo psicologo intende indagare su problematiche personali con lo scopo di raccogliere informazioni.
Lo schema teorico di riferimento non può essere una teoria della personalità e prendendo ad esempio un caso sull’irsutismo, lo schema generale teorico a cui si fa riferimento è quello psicanalitico.
Il soggetto può essere di varie tipologie: soggetti clinici (che sono stati segnalati), Soggetti normali in situazioni specifiche di difficoltà e soggetti normali dotati di caratteristiche psicologiche particolari.
Lo scopo del colloquio è lo studio delle problematiche e delle aree collegate al tema della ricerca che si vuole portare avanti mentre l’oggetto del colloquio possono essere vissuti specifici, emozioni, modalità personali di reagire a determinate situazioni, la propria vita, le relazioni. Importante ricordare che scopo del colloquio di ricerca non è quello di portare il soggetto al riconoscimento e alla consapevolezza di un proprio disagio, né a chiedere aiuto per dare ad esso una certa risposta.
Per quanto riguarda lo psicologo le abilità derivate dalla conoscenza del colloquio di ricerca gli daranno la struttura mentale necessaria per articolare la ricerca stessa: identificazione di una bibliografia specifica, individuazione di ipotesi e di una traccia del colloquio in cui si comperino aspetti diagnostici generali e aspetti specifici derivati dalla peculiare tematica affrontata. Lo psicologo può chiedere informazioni riguardo al paziente, ma non può  Comunque esagerare, poiché rispetto e riservatezza vanno mantenuti. Infine, uno dei bias del clinico è la tendenza di guardare al soggetto come portatore di disagio e problematiche mentre un bias del soggetto è di attribuire ruoli allo psicologo (es. professionista che da consigli).
L’ambiente può variare da contesti istituzionali a contesti privati. Nel caso dei soggetti non clinici l’ambiente in cui si svolge la ricerca sarà non clinico mentre per gli altri soggetti avverrà in un ambiente clinico come gli ospedali.
Considerando l’aspettativa si pensi al beneficio che si potrebbe fornire a questi soggetti ovvero di assicurare che i risultati che deriveranno dalla ricerca potranno dare delle indicazioni alla équipe curante affinché possano darne vantaggio in termini di trattamento. L’aspettativa più realistica che qualcuno potrà trarne beneficio e il fatto che ci sia uno spazio per parlare di sé può essere sufficiente, ma nel caso il soggetto chieda qualcosa di più su ciò che è emerso di sé bisogna trovare una modalità restituiva. Infine, al soggetto deve apparire evidente il nostro interesse, la nostra partecipazione.
La motivazione inizialmente è estrinseca, sarà compito dello psicologo di trasformarla in intrinseca attraverso la possibilità di poter parlare di sé e delle proprie problematiche ad un ascoltatore attento, disponibile e preparato. Nel colloquio clinico di ricerca spesso il tema riguarda problemi o aspetti personali che possono generare un grado più elevato di angoscia e sofferenza. Il soggetto potrebbe quindi essere meno motivato a parlarne “a puro scopo di ricerca”. Nel caso in cui la motivazione si trasforma facilmente da estrinseca ad intrinseca si verifica con soggetti dotati di un adeguato sviluppo della personalità e con una certa capacità di autoriflessione. Infatti lo scopo è quello di portare il soggetto a capire di avere uno spazio per parlare di sé.
La relazione che si instaura è molto collegata al livello raggiunto dallo sviluppo del soggetto nelle relazioni oggettuali. Lo psicologo dovrà facilitare il processo di conoscenza attraverso la relazione di collaborazione da parte del soggetto, sottolineando la libertà di questo che potrà accettare o meno la proposta, aiutando il ricercatore nel proprio compito.
Le aree del colloquio vanno individuate e costruzione di una possibile traccia mentre per quanto riguarda il linguaggio, comunicazione non verbale e silenzio ci si riferisce a quanto già detto in precedenza.
Inoltre il colloquio implica l’uso del registratore a meno che, per i soggetti clinici, questo non crei delle difficoltà.
Infine l’analisi dei dati si basa sulla metodologia di ricerca del gruppo e sul metodo classico di generalizzazione e verifica di ipotesi.

Tratto da IL COLLOQUIO COME STRUMENTO PSICOLOGICO di Carla Callioni
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