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L'incontro tra il cinema e la narrazione

L'incontro tra il cinema e la narrazione




L’incontro tra i due ambiti conserva qualcosa di fortuito, dell’ordine di un fatto di progresso; vi erano tuttavia alcune ragioni di questo incontro: qui ne prenderemo in considerazione essenzialmente tre, di cui le prime due riguardano la materia dell’espressione cinematografica stessa:
a. L’immagine figurativa in movimento: il solo fatto di rappresentare, di mostrare un oggetto in modo tale che sia riconosciuto, è un atto di ostensione che implica la volontà di dire qualcosa a proposito di quell’oggetto. Così l’immagine di un revolver non è l’equivalente del semplice termine “revolver”, ma veicola implicitamente un enunciato del tipo “ecco un revolver” o “questo è un revolver”, che lascia trasparire l’ostensione e la volontà di far significare l’oggetto al di là della sua semplice rappresentazione; per un altro verso, prima ancora della sua riproduzione ogni oggetto è gia di per sé un discorso, un campione sociale che diventa un innesco di discorso, di finzione poiché tende a ricreare intorno a sé l’universo sociale al quale appartiene.
b. L’immagine in movimento: il rappresentato nel cinema è un rappresentato in divenire: ogni oggetto, ogni paesaggio, per quanto statico sia, si trova, per il semplice fatto di essere filmato, inscritto nella durata e offerto alla trasformazione; è in parte per questi punti in comune che si è potuto verificare l’incontro tra cinema e narrazione.
c. La ricerca di una legittimità: dipende più da un fatto storico; infatti, lo statuto del cinema ai suoi inizi era nei primi tempi uno spettacolo un po’ volgare, un’attrazione fieristica che si giustificava essenzialmente attraverso la novità tecnica, ed è più per essere riconosciuto come arte che il cinema si è dedicato a sviluppare le sue capacità di narrazione.


Tratto da ESTETICA DEL FILM di Nicola Giuseppe Scelsi
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