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Il cinema francese degli anni '30



Il cinema francese degli anni ’30 nasce all’insegna del realismo poetico, così come lo definì il critico cinematografico George Sadoul. Il filone nasce coi film – simbolo Il porto delle nebbie, del 1938, e Alba tragica, del 1939, entrambi di Marcel Carnè e Jacques Prèvert, e con le opere realizzate da Jean Renoir tra il 1935 e il 1939.
Il cinema francese, sin dal muto, si ricollega alla tradizione realista e ad i suoi relativi referenti letterari, che sono il naturalismo e il populismo. Ma non solo: c’è molto del surrealismo e dell’espressionismo. Nella maldestra espressione di Sadoul, il cinema francese dovrebbe essere una fusione di queste quattro entità.
Alba tragica parla di Francois, uomo braccato dalla polizia che si barrica in una stanza e si appresta a contrastare l’assedio delle forze dell’ordine. La piazza di fronte al palazzo è come uno schermo nero sul mondo. Francois si stende sul letto, ricorda e rivive gli eventi tragici che lo hanno portato sin lì. Nasce con Jean Gabin, il Francois di Alba Tragica, la figura dell’eroe popolare, diventandone l’interprete simbolo.
Parallelamente al realismo poetico nasce il Fronte Popolare. I due percorsi si mescolano fin quasi a confondersi. È un cinema che nasce da una emergenza artistica o politica? O le due cose sono strettamente collegate?
Del Fronte Popolare ricordiamo Il delitto del signor Lange, del 1935, con la regia di Jean Renoir; La bella brigata, del 1936, con la regia di Julien Duvivier.
Jean Renoir scompare definitivamente nel 1937, allontanandosi dal partito comunista, con il film La grande illusione. Considerato un capolavoro dell’antibellicismo cinematografico, non nasconde la nostalgia dell’autore per quel mondo aristocratico, onorevole e ordinato che Fresnay e Von Stroheim incarnano. È un film che grida di indignazione contro la follia di tutte le guerre e che affida un messaggio di speranza allo spirito di solidarietà interclassista incarnato dal personaggio popolare di Jean Gabin.
Sintetizzando, il cinema del realismo poetico traduce sicuramente l’angoscia di un’epoca ma ne deforma anche il riflesso. Una Francia di periferie e di porti che ha dimenticato i ridenti argini della Senna, quelli di film come La scampagnata di Jean Renoir o A me la libertà di Renè Clair.
Il realismo poetico è l’utopia di un cinema popolare che utilizza gli eroi presi dalla strada per denunciare, con raffinati dialoghi d’autore, una società in crisi. Ma non rinuncia a fare sognare le sartine, attraverso i ritornelli sentimentali, gli amori perduti e i luoghi impossibili.

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