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Tasso d’interesse nominale e la domanda di moneta


La teoria quantitativa si fonda su una funzione di domanda di moneta semplice, che ipotizza che la domanda di saldi monetari reali sia proporzionale al reddito.

Il costo di detenere moneta. Il tasso di interesse nominale è il costo opportunità di detenere moneta: è ciò a cui rinunciamo nel preferire la moneta liquida ai titoli di debito.
e attività diverse dalla moneta (come i Titoli di Stato) hanno un rendimento reale r, la moneta invece è un rendimento reale atteso di - ðe, poiché il valore reale della moneta diminuisce – nell’unità di tempo- di una misura equivalente all’aumento del livello dei prezzi.
Il costo di detenere moneta è: r – (-πe), che corrisponde a ciò che l’equazione di Fisher individua come tasso nominale i.
La quantità domandata di moneta dipende dal prezzo della moneta, cioè dal costo che comporta detenerla.
Domanda di moneta (L):         (M/P)d = L (i, Y)
Questa equazione dice che la domanda di liquidità dei saldi monetari reali è funzione del reddito del tasso di interesse nominale:
quanto più elevato è il livello del reddito Y tanto più elevata è la domanda di saldi monetari reali;
quanto più elevato è il tasso di interesse nominale i, tanto più bassa è la domanda di saldi monetari reali.

Moneta futura e prezzi correnti.  Le variazioni del livello dei prezzi sono, per definizione, l’inflazione. L’inflazione influenza il tasso di interesse nominale attraverso l’effetto di Fisher, ma dato che è il costo di detenere moneta, il tasso di interesse nominale ha un effetto di retroazione sulla domanda di moneta.
M/P =  L(i, Y)
Sostituiamo i, usando la notazione di Fisher:
M/P = L(r + πe, Y)
Questa equazione stabilisce che il livello dei saldi monetari reali dipende dal tasso di inflazione atteso. Essa implica che il livello dei prezzi dipende non solo dall’offerta attuale di moneta, ma anche dall’offerta attesa nel futuro. Nell’ipotesi di un aumento futuro dell’offerta di moneta  si genera una conseguente aspettativa di crescita della quantità di moneta e quindi di inflazione; per l’effetto di Fisher, tale aumento fa aumentare il tasso di interesse nominale che a sua volta fa ridurre la domanda di saldi monetari reali. Dato che la quantità di moneta non è ancora cambiata, la diminuzione di saldi monetari reali comporta un più elevato livello dei prezzi, con effetto immediato.

Tratto da MACROECONOMIA di Alessia Chiovaro
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