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Recite e difetti d’immaginazione


La quattordicesima sequenza è divisibile per via di due microfratture discorsive: la prima sottosequenza vede Treves e Carr Gomm compiere il tragitto dall’ufficio alla stanza di Merrick. Tale tragitto consente di mettere apertamente sul tavolo la questione fondamentale: non basta che il deforme Merrick sappia parlare, malgrado le costrizioni del suo fisico deforme e malato; egli deve dimostrare di “comprendere”. Treves è preoccupato - lo confessa apertamente al suo interlocutore - del nervosismo del suo paziente: evidentemente avanza questa variabile per la paura che la lezione non venga ripetuta in modo sufficientemente conforme agli insegnamenti.
Dopo un’imbarazzata stretta di mano (Merrick non può che offrire la sinistra), inizia la conversazione con Carr Gomm, ma l’alea inevitabile delle domande manda inevitabilmente in tilt il programma di risposte preparate che Treves aveva ordinato di enunciare. In piena confusione, Merrick riprende risposte già dette in una sorta di loop recitativo, tant’è che, ben presto, Carr Gomm comprende di essere di fronte a una “scimmia ammaestrata”: scruta il poveretto come per coglierne l’incedere meccanicistico e lancia occhiate di biasimo verso Treves, fino a sbottare: “Quanto tempo ci ha messo a preparare questo colloquio?”.
Merrick è in piedi e sta recitando, esattamente come prima, da un certo punto di vista; perché Carr Gomm crede al collega che questa sia una recita diversa? Innanzi tutto, perché essa ha un tono solenne; si tratta quasi di una recitazione drammatizzata, da teatro (non a caso una musica extradiegetica ne amplifica impostazione e stile). In secondo luogo, Merrick sta recitando dei passi del 23 salmo. Interrogato dirà di aver letto in passato la Bibbia ogni giorno e di conoscere anche il Libro delle Preghiere; come se ciò non bastasse, il 23 o salmo è il suo preferito. L’equazione tra cristianizzazione e massima civilizzazione è alla base della folgorazione di Carr Gomm, il quale non ha bisogno di una parola di più per essere persuaso. L’imbarazzo silente di Merrick al saluto del direttore è qualcosa che sigilla la veracità del suo comportamento, più che rovinare l’exploit.

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