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Le critiche rivolta al cinema narrativo

Le critiche rivolta al cinema narrativo



Le critiche rivolte al cinema narrativo classico riposano spesso sull’idea che il cinema avrebbe smarrito la strada allineandosi sul modello hollywoodiano, che avrebbe tre torti:
1. di essere americano e dunque politicamente segnato: ciò è un’evidenza, ma nello stesso modo in cui lo è qualsiasi produzione cinematografica; d’altra parte nel cinema non è soltanto il contenuto ad essere politico: il dispositivo cinematografico stesso lo è in parte allo stesso modo, sia nel caso si un film narrativo, sia nel caso di un film non-narrativo.
2. di essere narrativo nella stretta tradizione ottocentesca: quest’idea riposa su un doppio malinteso:
- presupporre l’esistenza di una specificità del cinema che non bisognerebbe pervertire facendola entrare in contatto con linguaggi estranei;
- dimenticare che il cinema ha forgiato i suoi strumenti(montaggio alternato, découpage e il sistema dei movimenti di macchina), proprio provando a raccontare delle storie, a renderli percettibili allo spettatore.
3. di essere industriale, di offrire cioè prodotti calibrati: questa critica serve in realtà a una valorizzazione della creazione artistica artigianale, come d’altronde esprime abbastanza bene l’aggettivo talvolta attribuito a questo cinema diverso: indipendente.
Queste critiche sono in parte fondate e giuste, ma non rendono totalmente conto del cinema classico; innanzitutto perché lasciano intendere che il cinema classico sia un cinema del significato privo di lavoro o di riflessione sul significante, e il cinema non-narrativo un cinema del significante senza significato, senza contenuto.

NARRATIVO ≠ CINEMATOGRAFICO
Studiare il cinema narrativo richiede che innanzitutto si ponga chiaramente la differenza tra due termini, in modo da non prendere l’uno per l’altro: il narrativo non è il cinematografico, e viceversa. Il cinematografico viene definito da Metz, non come tutto ciò che appare nel film, ma come ciò che non è suscettibile di apparire che nel cinema, e che costituisce dunque il linguaggio cinematografico nel senso stretto del termine; mentre il narrativo è per definizione extra-cinematografico poiché riguarda nella stessa misura il teatro, il romanzo o semplicemente la conversazione di ogni giorno: infatti, le funzioni dei personaggi di film possono essere analizzati con gli strumenti forgiati per la letteratura da Propp o da Greimas. Questa distinzione, per necessaria che sia, non deve far dimenticare che le due cose non mancano di interagire e di rendere possibile l’elaborazione di un modello proprio del narrativo cinematografico, differente per certi aspetti da un narrativo teatrale o romanzesco: da un lato esistono film, vale a dire intrecci, temi che, per ragioni attinenti lo spettacolo e i suoi dispositivi sono trattati di preferenza dal cinema; dall’altro lato, il tale tipo di azione esige, in modo più o meno imperativo, il tale tipo di trattamento cinematografico. Inversamente, la maniera di filmare una scena ne modifica il senso.

Tratto da ESTETICA DEL FILM di Nicola Giuseppe Scelsi
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